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Imprenditori “stritolati” dalla Provincia

     Parlano di dignità, di lavoro, di Costituzione. Anche di coscienze assopite, di un sistema che stritola. Diritti e doveri, al confine. Al confine di quel sistema che separa lo Stato dai cittadini. Perchè quei cittadini ormai si sentono altra cosa. È questa la storia nelle storie. Un filo che lega più destini. Sette aziende, sette imprenditori. Sette esperienze che si sono incrociate nella sede dell’Amministrazione provinciale. Una storia denunciata nei giorni scorsi dall’avv. Michele Roccisano al quale gli imprenditori si erano rivolti, dopo anni di attese, di pagamenti mancati, di rinvii, di lettere. Tre milioni il credito totale vantato dalle ditte dall’Ente in dissesto che, grazie al dl 35, aveva avuto la possibilità di accedere al mutuo con la Cassa depositi e prestiti ottenendo oltre 4 mln e mezzo. «I soldi per le aziende ci sono ma non vengono dati e sono costrette a chiudere», questo era l’allarme lanciato attraverso il legale. Un appello rimbalzato sul muro di gomma di quel confine. Perchè la strada sembra invalicabile. Su quella strada, però, la Urbamer srl, la Edilvana sas, la Costruzioni sas di Paride Staropoli, la ditta Costruzioni di Giacomo Staropoli, la ditta Luciano Piccioni e la ditta Santo Cugliari, hanno deciso di andare avanti. Perchè quelle storie raccontano di sacrifici, di vite umane. Ci sono i dipendenti, le loro famiglie. Sic, gli imprenditori, mentre restavano in attesa dei pagamenti, hanno dovuto iniziare a licenziare, tra una cartella e un sollecito, «considerato che – hanno spiegato –pur non essendo pagati dobbiamo pagare». Una storia tra le storie iniziata anni fa che accompagna verso il commissariamento dell’Ente e la dichiarazione di dissesto. La ripercorrono loro, perchè quella storia ha “investito” la loro vita. E, in tal senso, ricordano le risorse arrivate alla Provincia, con il dl 35, nel novembre 2013, il carteggio tra il commissario Ciclosi e i vari Ministeri, Corte dei conti, Avvocatura dello Stato, per chiedere di poter pagare le ditte, «essendo il Dl 35 legge speciale e quindi prevalente su quella generale che regola il dissesto». Una serie di rimpalli, anche una richiesta di parere all’ufficio legale (che viene dato e positivo). Nel frattempo nessuna risposta. Solo altre missive. Dal 13 novembre 2013 fino al 5 febbraio, fin quando un ufficio del Viminale risponde e dice che non è possibile effettuare i pagamenti. Ecco allora che una lettera Ciclosi la scrive agli imprenditori. Per dire che non saranno pagati. Questa la cronistoria, sulla quale gli imprenditori riflettono. Si chiedono perchè tanti rimpalli, perchè tante attese. «Un nodo – spiega Roccisano –che non è stato ancora sciolto». Contando anche che quei soldi non si possono dare «perchè sono scaduti i 30 giorni dal pagamento», nonostante le lettere di Ciclosi «arrivano fino al 5 febbraio e la scadenza era il 4 dicembre». Di amministratori inetti e pavidi parlano ma chiedono risposte. Sapere il perchè di tutto questo.

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