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Quasi cieca
chiede di vedere
la figlia disabile

 "Vi scongiuro, voi che potete: fatemi vedere mia figlia, per l’ultima volta": è il disperato appello di Teresa Bazzacco, 50 anni, di origini pavesi ma trapiantata da anni a Filadelfia, nel Vibonese. La donna, quasi cieca per una grave forma di diabete che nei mesi scorsi ha portato all’amputazione delle gambe, già lo scorso anno aveva lanciato un analogo appello. Aveva espresso il desiderio, prima di perdere completamente la vista, di poter vedere la figlia, disabile, di 22 anni, che all’età di otto le era stata sottratta dal tribunale di Torino ed era stata affidata a una casa di accoglienza di Cirié, comune dell’hinterland del capoluogo piemontese. La donna e il marito (poi deceduto) erano stati infatti ritenuti incapaci di accudirla in maniera adeguata. La sua vicenda - riportata oggi dal Quotidiano del Sud - finì sui network nazionali. Su giornali e tv si sprecarono gli attestati di solidarietà, avvocati e psicologi s'impegnarono pubblicamente ad attivarsi con chi di competenza per far sì che il sogno di Teresa si concretizzasse. Per  facilitare la decisione del giudice tutelare e della dirigenza della casa di Cirié, la donna, che si trova in una struttura sanitaria di San Vito allo Jonio, aveva proposto la mortificante limitazione di poterla vedere da dietro a un vetro a specchio. Un’avvocatessa si offrì per il patrocinio gratuito. Purtroppo però non ci sono stati risultati. A causa del diabete, trascurato e mai curato, le sue condizioni sono andate peggiorando finché tre mesi fa i medici dell’ospedale di Soverato sono stati costretti ad amputarle prima la gamba destra e poi la sinistra. Tuttavia, la cinquantenne non si è persa d’animo e ha voluto lanciare il suo ultimo e disperato appello. (ANSA).

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