«Che me ne fotte…io voglio che vengano arrestati tutti». È una delle tante confidenze che un giovane componente della cosca Gualtieri (che indicheremo con il nome di Alberto), ha fatto a un amico nel corso di una conversazione durante la quale commentavano le ultime operazioni antimafia messe a segno in città dalla Direzione distrettuale antimafia. Una conversazione, quella di Alberto, avvenuta nell’agosto dello scorso anno, proprio a un mese dall’o p e r a z i one “Perseo” e durante la quale il giovane auspicava che tutti «i criminali» venissero tratti in arresto, spiegando al suo interlocutore che «non si capiva niente e che tutti erano diventati dei ciotarelli», cioè degli stupidi in quanto nello smerciare la droga utilizzavano anche ragazzi di 10 e 12 anni. Nella conservazione Alberto, esponente della cosca “Gualtieri”, non fa riferimenti a quale organizzazione i “ciotarelli” a p p a r t e n e ssero e al suo interlocutore descrive la scena in cui lui stesso è stato protagonista quando una sera, appena uscito da casa, è stato avvicinato da uno di questi soggetti che lui definisce “c i o t ariello” che gli voleva vendere una dose di droga. Un gesto che Alberto ha ritenuto quasi offensivo proprio perchè rivolto a lui, componente della cosca Gualtieri. E commentando il fatto afferma: «Vedi dove è arrivata, dove è arrivata Lamezia, a me mi vieni e dici». Una proposta ritenuta quasi offensiva, proprio per il ruolo che lo stesso rivestiva all’interno della sua organizzazione, per questo sperava che quando i capi della cosca fossero stati rimessi in libertà in città «tutto sarebbe cambiato».