Esprimono tutta la preoccupazione per il possibile allarme sociale che potrebbe nascere dalla messa in liquidazione della Fondazione Campanella e dalla conseguente interruzione dell’attività assistenziale, come paventato nei giorni scorsi dal direttore generale Mario Martina. Per questo il prof. Pierosandro Tagliaferri, direttore dell’unità operativa complessa di oncologia medica, e il prof. Pierfrancesco Tassone, direttore dell’Uoc counselling genetico e terapie innovative in oncologia medica si rivolgono al prefetto Raffaele Cannizzaro chiedendo di attivare un piano di emergenza e predisporre adeguate risorse per la gestione di un trasferimento di massa dei pazienti trasferibili e trovare una soluzione per garantire anche la continuità dei pazienti non trasferibili. «Pur comprendendo la complessità delle problematiche amministrative e finanziarie che gravano sulla Fondazione – spiegano i due direttori – lanciamo un grido di allarme per le conseguenze che ne possono derivare per i pazienti oncologici in carico all’area di Oncologia medica della Fondazione». Più volte hanno segnalato il rischio di discontinuità assistenziale per i pazienti affetti da cancro in carico all’area. Due volte è stato raggiunto un accordo per il mantenimento ma «è stato disatteso» e «dopo altri mesi di attesa, la storia si sta drammaticamente ripetendo, profilandosi una gravissima situazione di emergenza sanitaria per la nostra città e per l’intera regione nelle prossime settimane, con il rischio – affermano – di non poter garantire la continuità assistenziale alle centinaia di pazienti in trattamento nella nostra area di oncologia medica». Al momento, circa 500 pazienti sono in fase di trattamento e stretto monitoraggio mentre tanti altri proseguono il follow-up per il rischio di recidiva o di tossicità tardiva o di seconde neoplasie. Vi sono anche dei pazienti arruolati «in studi clinici registrativi internazionali, che rappresentano un vanto per la nostra regione – sottolineano Tagliaferri e Tassone – ma che al contempo rappresentano ora un’importante problematica: questi pazienti – spiegano – hanno avuto l’opportunità di essere sottoposti a trattamenti sperimentali con farmaci innovativi non ancora disponibili sul mercato. Per la complessa normativa che regola questi studi, questi pazienti non sono trasferibili e sono destinati a sospendere la continuità di cure e il monitoraggio in caso di chiusura della Fondazione». Discorso simile per quei pazienti con cancro ereditario, attualmente sotto stretti protocolli di prevenzione e sorveglianza. Casi e drammi umani che non meritano di avere ulteriori dubbi sul proprio futuro.