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Sparito da 15 giorni: l’avevano ammazzato

 A tarda sera ogni dubbio è stato messo da parte: è il cadavere di Salvatore Sarcone. Trentotto anni, due condanne sulle spalle per mafia, droga ed estorsione, uscito di casa due settimane fa senza fare più ritorno. I familiari dell’uomo ieri sera in questura hanno riconosciuto alcuni effetti personali recuperati dagli agenti accanto al corpo ritrovato nell’erba alta dell’Irto, a strapiombo sul mare: orologio, scarpe, monili, abiti indossati. L’hanno trovato due bagnanti, alle 14,30 di ieri, mentre tornavano alla loro auto dopo una mattinata trascorsa al mare. Il cadavere in avanzato stato di decomposizione era nascosto dall’erba alta, invisibile a chi passa, sul lato a monte dell’ultimo tornante della stradina sterrata che dalla spiaggia dell’Irto sale fino alla provinciale che collega Crotone a Capocolonna. Un luogo stupendo, ma poco frequentato: solo chi ama le spiagge solitarie si avventura a piedi su quella accidentata stradella scavata nella creta grigia che a strapiombo porta fino al mare. La coppia era quasi arrivata in cima, quando ha avvertito una zaffata tremenda di cattivo odore portato dal vento. Lei si è allontanata di qualche passo, lui portandosi la mano alla bocca ha cercato di capire da dove arrivassero quei miasmi. È stato così che ha notato la suola bianca d’una scarpa da tennis spuntare da un ciuffo d’erba. Un passo avanti, e si è accorto che quella scarpa era la parte finale d’una gamba. Hanno chiamato il 113 ed in pochi minuti sul posto sono giunte le pattuglie della Polizia. Già sulla strada verso Capocolonna, mentre stavano arrivando al piccolo parcheggio panoramico sulla baia, segnalato come il punto in cui fermarsi, gli investigatori della Squadra mobile avevano in mente un nome: quello del 38enne di Fondo Gesù di cui era stata denunciata la scomparsa lo scorso 9 settembre. Di Salvatore Sarcone si erano perse le tracce 15 giorni prima: quel cadavere in avanzato stato di decomposizione poteva essere il corpo del trentottenne. Arrivati sul posto con il dirigente Cataldo Pignataro, davanti a quel corpo in condizioni che definire pessime è niente, acquisivano subito due contraddittorie certezze: per il tempo trascorso all’aperto le condizioni coincidevano perfettamente con lo stato del cadavere; ma le stesse condizioni di avanzata decomposizione rendevano di difficile identificazione quel corpo prono nell’erba, il braccio sinistro verso l’alto come per tentare di risalire la scarpata, l’altro sotto l’addome. Impossibile al momento avere la certezza che si trattasse del trentottenne sparito quindici giorni prima. Il cadavere mostrava sul cranio, i segni di uno o due colpi d’arma da fuoco. Al corpo mancavano entrambe le mani, e un piede. Più che un’amputazione, però, o un macabro segnale dei killer che si sono accaniti sull’uo - mo, potrebbe trattarsi banalmente dell’attacco dei branchi di cani randagi che infestano la zona. Il lato a valle della strada è un immondezzaio: passanti, automobilisti buttano giù di tutto, e i randagi rovistano nei rifiuti. Quel corpo, orrendamente mutilato degli arti, aveva il busto coperto da una maglietta nera, e le gambe fasciate da jeans blu aderenti di colore blu scuro o neri. Nell’erba alta, a mezzo metro di distanza, è stato ritrovato un orologio.

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