La storia ha incuriosito gli amici con cui aveva intrapreso una chiacchierata all’i n t e rno di un bar di Montepaone dove un residente del posto ha reso pubblica la vicenda che lo ha riguardato. Una vicenda di per sé bizzarra, se non singolare, che ha preso il via con la decisione di acquisto una nuova autovettura. Tutto aveva quindi avuto inizio con l’acquisto di un’a uto fiammante, pensata per la famiglia e rigorosamente scelta pensando ai bassi consumi promessi dalla casa produttrice. All’atto pratico però, secondo quanto sostenuto dall’automobilista- proprietario, l’auto nuova è risultata dai consumi meno convenienti di quelli indicati tanto da indurre l’uomo ad un’accurata ricerca che spiegasse l’arcano. Se in un primo momento si era pensato ad un guasto o ad una perdita dell’impianto di carburante, dal confronto con diversi meccanici emerge l’amara verità di una supposta pubblicità, a suo dire ingannevole, che aveva già mietuto vittime in tutta Italia. Così da un confronto con il proprio avvocato emerge la possibilità di aderire ad una class action attiva per il modello di una famosa casa produttrice che era proprio quello dello sfortunato acquirente montepaonese. Nulla di nuovo e a precedere quella che potrebbe sembrare una lotta senza speranza, arriva in soccorso l’e s p erienza americana dove uno dei più noti gruppi automobilistici ha risarcito i clienti per la pubblicità ingannevole che ha falsato le condizioni in cui si testavano i consumi dei vari modelli per avere risultati migliori di quelli reali. «Il processo è semplice - spiega l’uomo intervistato dalla “Gazzetta del Sud” - e quanto meno “ingegnoso”. Alcune case automobilistiche che agiscono apparentemente nella legalità eseguono i test dopo accorgimenti “p a r t icolari” forzando i parametri riferiti ai pneumatici, gonfiati oltremisura per ridurre la resistenza, escludendo quasi tutti gli optional per ridurre il peso e utilizzando nastro adesivo sulle sporgenze per migliorare l’aerodinamica. Mi sono trovato così con un veicolo sovrastimato - sostiene sempre il cittadino-utente - che mi ha fatto spendere all’anno, per circa 14.000 chilometri percorsi oltre 500 euro in più a quelli promessi, motivo per cui ho deciso di informarmi e di aderire ad una class action indicatami dal mio avvocato per ottenere un rimborso del costo carburante in eccedenza utilizzato rispetto ai consumi promessi». Una vicenda interessante, al di là del risultato che i posteri potranno osservare, per guidare i consumatori ad un acquisto più razionale diffidando dai parametri pubblicitari che, a volte, come in questo caso, non rispecchiano la realtà. Ma sarà adesso cura dell’automobilista dimostrare la fondatezza delle sue ragioni visto che il consumo di carburante è “causato” da un insieme di tanti fattori.