
Prima di entrare in azione, hanno atteso l’imbrunire. Poi gli hanno sparato addosso tre colpi di fucile caricato a pallettoni per freddarlo. Palcoscenico del gravissimo fatto di sangue un costone impervio nell’area di contrada Missà, a cavallo tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia. Francesco Corrado, 52 anni, originario di Cardinale ma residente a Torre di Ruggiero dove viveva con la moglie in contrada Geré, è stato probabilmente ucciso - è una delle ipotesi sul tappeto - per un regolamento di conti. Stava rientrando a casa con il suo gregge portato al pascolo per tutta la giornata per le campagne; stava percorrendo la stradina che collega le contrade Missà e Gerè. Noto alle forze di polizia per una serie di denunce a suo carico per reati contro il patrimonio e la detenzione di armi, Francesco Corrado era dallo scorso agosto sottoposto all’obbligo di dimora nella sua abitazione torrese. Poteva spostarsi dalle 6 e sino alle 22 per portare il gregge nei pascoli e aveva indicato ai carabinieri tre zone dove nell’arco della giornata poteva muoversi. Di questo dettaglio sicuramente i killer (oppure un killer solitario, questo ancora non è stato accertato) erano bene informati. Un omicidio premeditato, senza dubbio, commesso da qualcuno che conosce bene i boschi dell’area delle Preserre catanzaresi, e che prima di sparare deve aver controllato palmo per palmo la zona per assicurarsi di poter agire senza alcun possibile testimone in giro. E che è riuscito a eludere la vigilanza dei cani che controllano il gregge. A dare l’allarme è stata la moglie, che non vedendo tornare il marito all’ora prevista, ha avvertito il comandante dei vigili urbani di Torre di Ruggiero, il maresciallo Vito Sangiuliano, il quale ha provveduto a informare i militari. Nel giro di qualche ora l’intervento degli uomini del comando del Corpo Forestale dello Stato che hanno supportato i carabinieri nell’opera di ricerca scattata appena trascorso l’orario limite oltre il quale Corrado non avrebbe potuto più restar fuori casa. I carabinieri di Cardinale comandati dal maresciallo Luigi Morello assieme ai familiari della vittima, hanno ripercorso il tragitto che presumibilmente il pastore aveva seguito per recarsi al pascolo, la “strada dell’acquedotto” come viene comunemente chiamata. L’uomo è stato trovato riverso in una pozza di sangue, con accanto il suo gregge e i cani ad abbaiare. Aveva le gambe spappolate, addirittura quella destra era penzolante dal bacino. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della Compagnia di Soverato con il capitano Saverio Sica. I militari del Nucleo investigativo della scientifica hanno eseguito una serie di rilievi e di accertamenti sul posto, proprio nel cuore della notte. Solamente nella mattinata dopo l’accesso del medico legale dottoressa Serra dell’obitorio giudiziario del Policlinico universitario di Germaneto, il pastore è stato portato a Catanzaro per l’esame autoptico, anche per stabilire l’ora e le modalità della morte.
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