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Tentò di uccidere
prozia e figlio
udienza a febbraio

tribunale catanzaro
Inizierà il 23 febbraio l'udienza preliminare nei confronti di Giuseppe Mancuso, di 26 anni, accusato del duplice tentato omicidio della prozia Romana Mancuso e del figlio Giovanni Rizzo, con l'aggravante delle modalità mafiose. La data è stata fissata dal giudice per le udienze preliminari distrettuale di Catanzaro, Giuseppe Perri.
Il duplice tentato omicidio, secondo il pm della Dda di Catanzaro Camillo Falvo, sarebbe stato commesso da Giuseppe Mancuso in concorso con il padre Pantaleone, detto "l'ingegnere", attualmente in attesa di estradizione dall'Argentina. La posizione di Pantaleone Mancuso, difeso dall'avvocato Francesco Sabatino, è stata stralciata proprio in virtù del fatto che si trova ancora nel Paese sudamericano dopo essere stato arrestato al confine con il Brasile a conclusione di una latitanza protrattasi per alcune settimane.
Ad accusare i due congiunti era stata la collaboratrice di giustizia Evelyna Pilartz, ex moglie di Domenico Mancuso, indicandoli quali responsabili del duplice tentativo di omicidio commesso a Limbadi il 26 maggio maggio del 2008. Agguato avvenuto nel cortile dell'abitazione dei Rizzo-Mancuso, nelle campagne fra Nicotera e Limbadi, e che avrebbe quale movente, secondo le risultanze investigative emerse dalle indagini della Squadra mobile di Catanzaro, l'intenzione di Pantaleone Mancuso di punire il cugino Giovanni Rizzo poiché quest'ultimo non avrebbe "tenuto alto il buon nome dei Mancuso", prendendo iniziative sbagliate nei confronti di persone già protette dal clan e che si sarebbero poi lamentate con altri esponenti di punta del sodalizio stesso. Ma sullo sfondo probabilmente la necessità di rivedere i nuovi rapporti di forza all'interno della cosca. (ANSA)

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