Catanzaro, Crotone, Vibo

Sabato 23 Novembre 2024

Imprenditore si toglie la vita, Equitalia voleva 400 mila euro

«Perdonatemi». L’ha scritto con un pennarello su un foglietto prima di impiccarsi ad una trave nella sua piccola azienda nella periferia di Lamezia. Louis Conetta non ce l’ha fatta dopo aver letto la cartella di Equitalia che l’obbligava a pagare circa 400 mila euro, altrimenti gli avrebbero pignorato tutto. L’intimazione di pagamento l’aveva ricevuta un paio di settimane fa. L’imprenditore francese, naturalizzato lametino, s’è attaccato a quella corda e ha mollato soltanto quando il cuore non batteva più. Tutto organizzato silenziosamente nella sede della sua azienda d’impianti elettrici, un garage sotto una palazzina a due piani in Via dei Bizantini, nella zona Est della città cosparsa di piccole iniziative produttive in crisi mortale da anni. Louis Conetta aveva 55 anni, sposato e tre figli che vivono in contrada Cardolo, tra Lamezia e Feroleto Antico. Elettricista bravo e laborioso, con un socio aveva messo su la Seci, cioè la Società elettrica cile industriale. La crisi ha investito anche questa piccola impresa, prima gradualmente, poi con un’ondata assolutamente distruttiva. In pochi pagavano il lavoro fatto, quindi introiti limitati, ma lo Stato non guarda in faccia nessuno, chiede le tasse, le pretende, fino a distruggere la possibilità di sopravvivenza di un’azienda, e degli stessi imprenditori. Ieri pomeriggio l’imprenditore doveva avere un grado di depressione al limite della sopportabilità. Ha scritto il suo bigliettino d’addio pensando intensamente alla sua famiglia, ha legato ad una trave sul soffitto un capo della corda, e l’altro l’ha girato intorno al collo. Un gesto incontrollato e disperato che la dice lunga sullo stato dell’economia a Lamezia, in Calabria ma anche in tutta Italia, dove non passa settimana che un imprenditore non faccia l’ultima tragica scelta. Nel Nord come nel profondo Sud. Solo da pochi mesi in quella zona dove opera la Seci sono arrivati degli aiuti concreti. Buona parte del quartiere Capizzaglie, tristemente noto per fatti di ‘ndrangheta più che per le sue realtà produttive sane, ricade nell zona franca urbana che evita alle piccole e medie imprese il pagamento di tributi locali e contributi per i dipendenti. Una vera e propria boccata d’ossigeno in un quartiere che cerca di risorgere dalle ceneri del clan Torcasio ormai stroncato dagli arresti. Gli ultimi tra maggio e ottobre dell’anno scorso nell’operazione antimafia “Chimera”. Ma tutto questo può aiutare le aziende per i prossimi tre anni. Tutti i debiti accumulati prima però restano da pagare. Ed ogni impresa locale rimane in bilico. Con le banche che invece di dare una mano affondano il coltello nelle piaghe delle piccole aziende che devono fare ogni giorno i conti con un mercato fermo da almeno cinque anni.

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