
Una spietata esecuzione. Così alle 23,50 di domenica, a Cirò Marina, è stato ucciso un uomo di 43 anni, Nicodemo Aloe, freddato da cinque colpi di pistola. Nicodemo Aloe da qualche tempo, si era ridotto a vivere in un garage, a una trentina di metri dal bar gestito dal fratello, il quale abita lì nei paraggi. Colpa di un carattere difficile dell’uomo ucciso; quello che gli aveva procurato anche due arresti per maltrattamenti in famiglia, l’ultimo nel 2012, oltre ad una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di droga. Era rimasto solo dopo la tumultuosa convivenza, seguita dalla separazione dalla moglie – dalla quale ha avuto quattro figli – e che, negli ultimi anni, si era rivolta spesso ai carabinieri della Compagnia di Cirò Marina per le scenate del marito in casa. Dietro la serranda, tenuta alzata a circa un metro da terra con un’asse di legno, tutto l’arredamento per Nicodemo Aloe, che 43 anni li avrebbe compiuti il 20 settembre, consisteva in una brandina su cui era steso un vecchio materasso, un tavolo sbilenco e qualche sedia rotta. Nel disordine generale di cianfrusaglie, una bicicletta e indumenti sparsi ovunque, un televisore. Quando mancavano 10 minuti alla mezzanotte di domenica, la sua tv era accesa; una voce nel silenzio di via Pacinotti, nel dedalo inestricabile del quartiere di nuova urbanizzazione tra Via Roma e Via Tirone, che, come altrove a Cirò Marina, è stato disegnato dalla fantasia dei cirotani e non da un piano regolatore. Nicodemo Aloe, è stato attirato fuori dal garage dal killer, che secondo la testimonianza del fratello – l’unica per ora raccolta dai militari della Compagnia di Cirò Marina diretta dal maggiore Fabio Falco – è giunto in via Pacinotti, in sella ad uno scooter di grossa cilindrata che, dopo l’omicidio, si è velocemente dileguato nei vicoli attorno. Dall’interno del bar, il centauro con il viso coperto da un casco sarebbe stato visto passare dal fratello della vittima un paio di volte prima che fossero uditi gli spari. Mentre Nicodemo, con addosso una maglietta rossa e dei pantaloni da tuta blu, richiamato dal suo assassino, si era affacciato fuori, piegandosi per passare sotto la serranda, il fratello barista si accingeva, con la figlioletta in braccio, a chiudere il locale. Qualche istante dopo si è udita in zona l’esplosione a ripetizione dei colpi di pistola: nove, partiti da una pistola calibro 45. Cinque andati a segno: il 43enne è stato centrato all’addome morendo sul colpo.
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