Era il capo della comunità rom di Catanzaro Domenico Bevilacqua, detto "Toro seduto", l'uomo di 56 anni ucciso stamane in un agguato nel quartiere Aranceto del capoluogo calabrese. Bevilacqua stava passeggiando nei pressi di un'edicola della zona, dove vive una folta comunità rom e dove molto probabilmente si sentiva al sicuro, quando è stato avvicinato da due persone giunte a bordo di uno scooter che lo hanno colpito con alcune coltellate. Bevilacqua si è divincolato tentando la fuga, ma i sicari lo hanno raggiunto sparandogli alcuni colpi di pistola calibro 9 alla testa. Sette i bossoli repertati dalla scientifica. I due sicari subito dopo si sono allontanati mentre Bevilacqua veniva portato in ospedale. Le sue condizioni, però, sono apparse subito molto gravi e, nel giro di qualche ora, è passato dal coma alla morte. Sul luogo dell'omicidio è intervenuto il personale del Commissariato di polizia del quartiere Lido e della Squadra mobile di Catanzaro. Erano presenti anche i carabinieri. Vicino alla vittima è stata trovata una pistola. L'arma potrebbe appartenere a Bevilacqua, che potrebbe averla tirata fuori in un estremo tentativo di difesa, oppure potrebbe essere caduta ad uno dei due sicari. "Toro seduto", capo indiscusso della comunità rom del capoluogo di regione che ha proprio nel quartiere teatro dell'agguato una delle sue storiche roccaforti, era rimasto coinvolto in diverse inchieste della magistratura in qualità di presunto referente della 'ndrangheta nella gestione delle attività illegali, soprattutto droga e estorsioni, gestite in complicità con i rom nella zona sud della città di Catanzaro. Già nella primavera del 2005 l'uomo era sopravvissuto ad un altro agguato. In quella circostanza, Bevilacqua, che si trovava accanto alla propria automobile nella piazza centrale del quartiere Lido, rimase gravemente ferito. Qualcuno, a bordo di una vettura di passaggio, lo sorprese, mentre era in attesa davanti ad un bar, sparandogli contro alcuni colpi di fucile che lo raggiunsero in diverse parti del corpo e lo sfigurarono. Il tentato omicidio di dieci anni addietro venne inquadrato nell'ambito di un regolamento di conti tra cosche i cui interessi gravitavano nella zona sud di Catanzaro. Quella volta "Toro seduto" era riuscito a scampare alla morte. Dieci anni dopo, però, il capo dei rom di Catanzaro non è riuscito a sottrarsi alla vendetta di chi, evidentemente, non tollerava il suo potere criminale. (ANSA).