"Risulta aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio da parte della Procura di Catanzaro, sul caso del magistrato Giancarlo Giusti, trovato morto il 15 marzo scorso, nella sua casa di Montepaone Lido, in Calabria". Lo ha detto l'avvocato Giuseppe Femia, uno dei legali dell' ex giudice, ospite stamattina del programma KlausCondicio, condotto da Klaus Davi su YouTube (https://www.youtube.com/user/klauscondicio). "Si sta procedendo, per quanto mi risulta - ha aggiunto Femia - alla verifica dei cellulari e del computer in possesso del dottor Giusti. Ora, bisogna vedere cosa sortirà da questa indagine. L'istigazione al suicidio e' un'ipotesi che deve essere verificata. È certo che da un punto di vista psicologico c'è stato un oggettivo accanimento contro un soggetto molto provato attraverso misure che potevano essere anche evitate e che non escludo abbiano avuto un impatto psicologico ed emotivo forte". Alla domanda di Klaus Davi "esclude che Giusti possa essere stato 'aiutato' fisicamente a suicidarsi?", Femia ha risposto: "Non credo ci fosse qualcuno che avesse la necessità di soffocare la sua voce, con l'obiettivo di non fare uscire cose. Non posso dirlo mettendo la mano sul fuoco, ma questo semmai e' compito delle indagini dimostrarlo". Femia ha confermato che Giancarlo Giusti entrò in contatto col presunto boss Giulio Lampada per intercessione di un cugino del magistrato Vincenzo Giglio, anche lui in forza a Reggio Calabria e coinvolto nella stessa indagine con l'accusa di aver favorito il clan valle. Secondo l'avvocato Femia, "il fatto di curare rapporti con istituzioni e pubbliche relazioni nell'ambito di alcuni settori come per esempio il gioco legale, non significa che Lampada fosse un mafioso". (ANSA)
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