Nelle prime ore di oggi personale del Commissariato di polizia di Lamezia Terme ha eseguito il provvedimento di custodia cautelare in carcere e dell'obbligo di dimora emesso dal Gip di Catanzaro, su richiesta della Dda, nei confronti di dieci persone già coinvolte il 29 luglio scorso nell'operazione denominata "Boomerang".. Cinque provvedimenti restrittivi sono stati notificati in carcere a persone già detenute nell'ambito di un'attività operativa che è stata denominata "Boomerang 2". Si tratta di Francesco Cerra, di 26 anni; Giuseppe Saladino (31); Emanuel Fiorino (26); Cristian Greco (27), e Giovanni Roberto (36). L'obbligo di dimora è stato disposto, invece, nei confronti di Davide Caputo, di 24 anni; Bruno Cortese (20); Morrison Alessio Gagliardi (22); Pirciu Doru Ionut (27), romeno, e Francesco Raso (23). In occasione dell'operazione "Boomerang", secondo quanto riferiscono gli investigatori, lo scorso 29 luglio, erano state emesse analoghe misure cautelari nei confronti dei dieci, ma il Gip di Lamezia Terme, in relazione ai reati relativi alla droga, aveva ravvisato l'esistenza di un 'associazione dedita allo spaccio dello stupefacente e ordinato la trasmissione degli atti, per tali profili, alla Dda di Catanzaro. Il sostituto procuratore Domenico Guarascio ha rinnovato in ordine al reato associativo, la richiesta delle misure cautelari, confermando la gravità indiziaria per i dieci indagati. Le misure cautelari sono state integralmente confermate dal Gip nel termine di venti giorni previsto dalla legge. Le dieci persone coinvolte sono state ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un'associazione dedita allo spaccio di canapa indiana poiché detenevano, vendevano sostanze stupefacenti a diversi assuntori che frequentavano i locali del centro storico di Lamezia Terme, ed in particolare Piazza Mercato Vecchio. Le indagini di carattere tecnico, coordinate dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, avevano preso le mosse da un danneggiamento mediante incendio di un'autorimessa. Emergeva così come Francesco Cerra e Giuseppe Saladino, sospettati dell'incendio e delle precedenti richieste estorsive, fossero dediti insieme ad altri al traffico illecito di sostanze stupefacenti in un più ampio contesto criminoso che prevedeva divisione dei ruoli e ripartizione dei compiti con collegamenti con elementi della criminalità organizzata del cosentino. Dall'attività investigativa emergeva, in particolare, che all'interno del gruppo erano stati individuati alcuni ragazzi, tra cui minorenni, incaricati della raccolta del denaro e dello spaccio al minuto, mentre i capi dell'organizzazione si occupavano della risoluzione dei dissidi interni della "bonifica" delle autovetture in uso agli indagati per rimuovere eventuali microspie. (ANSA)
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