Fragili, teneri, come un bocciolo appena schiuso. Il dott. Antonio Marullo li ha scorti tra le piante mentre di buon ora, alle sette del mattino, mentre si prendeva cura del giardino di casa in Via Nazioni Unite. «Ho visto una donna con un bambino – ha raccontato – e dopo essermi affacciato mi sono reso conto che erano tre mamme, con i figli al seguito in fila indiana sul ciglio della strada. Una delle tre, la prima della fila, mi ha fatto cenno chiedendomi acqua e “milk“». Il medico si è subito prodigato, facendoli entrare i giardino al fresco. Avevano vagato un’intera notte come gli altri 300 migranti, tra eritrei, somali e sudanesi che sabato sera hanno lasciato in massa il Centro di Sant’Anna. Sbarcati venerdì 4 al porto di Crotone e trasferiti, insieme ad altri migranti dell’Africa subsahariana, al Cara di S. Anna erano in attesa di completare le procedure di identificazione. Ma evidentemente desiderosi di lasciare il prima possibile l’Italia in più di 300 si sono allontanati dalla struttura sabato sera disperdendosi tra la città capoluogo ed i vicini centri abitati. Mentre poliziotti e carabinieri si sguinzagliavano sulle tracce dei gruppi di migranti per convincerli a ritornare nel “Cara” di Sant’Anna, ai profughi affamati e stanchi offrivano aiuto concreto i cittadini ed i volontari con i quali sono entrati in contatto «Li ho fatti riposare e rifocillare per un’oretta in giardino – ha raccontato ancora Marullo – offrendogli di tutto: latte, biscotti, yougurt. Anche il sapone neutro». «Mi ha visto il mio vicino –ha proseguito – il commercialista Iorno, che è sceso di casa per portare altro latte. Dopo essere andati via – ha concluso – li ho rincontrati vicino alla chiesa dove ero andato a messa. Mi hanno fatto le feste». Alla parrocchia di S. Cosma e Damiano di Tufolo ne sono arrivati ieri mattina molti di più: «Alle dieci erano una cinquantina», ha raccontato Fausto Tricoli volontario della mensa “La tavola dell’amicizia”. Poi è arrivata la Polizia. Gli agenti al comando del dott. Claudio Spadaro capo di gabinetto della Questura, hanno dovuto faticare a convincerli a rientrare nel Campo di Sant’Anna. Poi ce l’hanno fatta.