In questo particolare momento costituiscono un presidio di sicurezza
"fondamentale» per i cittadini, dice il ministro dell’Interno
Angelino Alfano. E il capo della Polizia, Alessandro Pansa, gli
fa eco: «di fronte alle perplessità che emergono dai vari
confronti, è meglio non innescare il processo di modifica
dell’assetto organizzativo del territorio» proprio adesso; e
dunque, «il Governo ha deciso di ripensarci».
Già nei giorni scorsi era trapelato l’orientamento
dell’esecutivo: con il passaggio della legge di Stabilità alla
Camera sono stati presentati due diversi emendamenti, uno di
iniziativa del Governo, l’altro di diversi parlamentari del
Partito democratico, proprio con l’obiettivo di salvare le
Prefetture dalla scure imminente dei tagli - il primo
rinviandoli, il secondo stoppandoli definitivamente, come chiede
oggi uno dei relatori della legge di Stabilità, Fabio Melilli,
del Pd - nel nome della sicurezza dei cittadini.
Oggi, dallo stesso ministro Alfano, la conferma che le
Prefetture sono salve: «Ho presentato un emendamento alla Legge
di Stabilità del 2016 perché le Prefetture restino, tutte, a
presidio dei territori come antenne dello Stato in questo
particolare momento in cui la loro presenza capillare è
fondamentale per i cittadini in termini di sicurezza e di
garanzie sociali. L’emendamento da me proposto ha lo scopo di
organizzare al meglio la loro presenza sul territorio,
armonizzandola con le disposizioni previste dalla cosiddetta
legge Madia, e ha già ricevuto il parere favorevole del
Dipartimento della Funzione Pubblica e del Ministero
dell’Economia e delle Finanze». Questa, ha proseguito il
ministro, «la logica che ho seguito per evitare la chiusura di
alcune prefetture, scongiurando l’isolamento dei territori
interessati, che sarebbero stati privati di quella cinghia di
trasmissione che lega i cittadini alle istituzioni. Sono
soddisfatto del risultato ottenuto e mi sono impegnato sin
dall’inizio perché si potesse raggiungere. Lo Stato non fa passi
indietro e tiene ben saldi i suoi presidi di legalità. Mi sono
battuto perché il governo seguisse questo orientamento. Come
governo e come maggioranza abbiamo dato una grande prova di
fiducia ai prefetti, confermando il loro importante ruolo, e
abbiamo ricevuto prove di grande efficienza e di tenuta nelle
fasi di emergenza, in considerazione di far parte di una
eccellenza dello Stato».
Soddisfatti i sindacati. «Era del tutto sbagliato - afferma
ad esempio Daniele Tissone, del Silp Cgil - cancellare presidi
essenziali di sicurezza, legalità e tutela sociale con un
provvedimento che minacciava di chiudere ben 23 uffici
territoriali quali: Teramo, Chieti, Vibo Valentia, Benevento,
Piacenza, Pordenone, Rieti, Savona, Sondrio, Lecco, Cremona,
Lodi, Fermo, Isernia, Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Oristano,
Enna, Massa-Carrara, Prato, Rovigo, Asti e Belluno». Il governo
ha dunque «capito l’importanza che simili presidi rivestono in
relazione ai molteplici compiti istituzionali a essi demandati
tra cui, non ultimo, anche le esigenze di integrazione e
coesione sociale connesse ai flussi migratori».
Contenti, com'è normale, sono anche gli amministratori dei
territori interessati. Tra questi il sindaco di Chieti, Umberto
Di Primio, che ha reso noto di avere avuto conferma al telefono
dallo stesso Alfano che il ministero intende ritirare lo schema
di Dpr con l’elenco delle 23 sedi che si dovevano sopprimere:
"alla fine il buon senso ha prevalso - esulta il sindaco - e
anche le Prefetture di Chieti e Teramo sono salve».
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