All’indomani dell’arresto di Marianna Roshka, la madre ucraina accusata di omicidio volontario e occultamento di cadavere della neonata trovata priva di vita il 17 agosto scorso a Montepaone superiore, si rifocalizza l’attenzione sul giallo di metà agosto, attorno al quale rimangono molti interrogativi privi di risposte.
Al momento, è l’unica posta in stato di arresto con la pesante accusa di aver ucciso la figlia, partorita in solitudine nella casa vacanze di proprietà del marito, dopo aver nascosto a tutti la propria gravidanza.
Sembra, tuttavia, che le indagini si stiano orientando nella ricerca di eventuali complici nell’occultamento del cadavere della bambina rinvenuto dai carabinieri, avvolto in un asciugamani, all’interno di una valigia.
Per gli inquirenti, la donna, pur essendo stata da sola al momento del parto, potrebbe avere avuto un aiuto nel momento in cui ha riposto il cadavere della bambina nella valigia, qualcuno che avrebbe messo a conoscenza del macabro disegno concepito per disfarsi del corpicino della piccola.
Un omicidio mai confessato dalla Roshka, che ha sempre ribadito di aver creduto che la figlia fosse morta e di cui il convivente ha sempre dichiarato di essere all’oscuro, confermando la negazione di una gravidanza di cui la donna non ha mai dato certezza, nonostante i sospetti sorti attorno al suo aumento di peso.
Negli interrogatori a cui è stata sottoposta, la donna ha sempre parlato di un aborto spontaneo senza motivare la scelta di disfarsi in modo autonomo del cadavere della bambina, di cui potrebbe avere parlato con qualcuno.
Sull’identità di un possibile complice, si concentrano ora le attenzioni degli inquirenti, ancora in cerca del movente alla base della triste vicenda.
Non è ancora chiaro, infatti, il movente del delitto, rimasto fino adesso nell’ombra e sul quale si cerca di fare luce. (sa.am.)
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