Un avvocato arrestato ed altri due - tra i quali Domenico Grande Aracri, fratello del boss Nicolino - indagati in stato di libertà insieme ad una giornalista con entrature tra i vertici ecclesiastici. E' uno degli aspetti dell'inchiesta Kiterion II portata a termine stamani dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone con il concorso di quelli di Catanzaro con l'arresto di 16 persone. Ai domiciliari, con l'accusa di concorso esterno, è finita la giornalista residente a Roma Grazia Veloce, il cui nome era già venuto fuori un anno fa nell'inchiesta della Dda catanzarese che aveva portato a 37 fermi pur non essendo indagata all'epoca. Secondo l'accusa avrebbe fatto da tramite tra la famiglia Grande Aracri ed un monsignore della Diocesi di Roma per fare ottenere al genero del boss Nicolino Grande Aracri, Giovanni Abramo, detenuto per omicidio, il trasferimento in un carcere calabrese. Trasferimento poi non effettuato. Il religioso non è indagato. Arrestato anche l'avvocato Rocco Corda, di Crotone, accusato di associazione mafiosa. Secondo l'accusa si sarebbe occupato di intermediazioni finanziarie per conto della cosca ed avrebbe partecipato a vertici di 'ndrangheta. Non sono state accolte dal gip, invece, le richieste di arresto per il fratello di Nicolino, Domenico, avvocato, e Lucia Stranieri, sorella dell'avvocato romano Benedetto Giovanni Stranieri, sottoposto a fermo un anno fa. L'accusa si riferisce ad un interessamento dei Grande Aracri per un ricorso in Cassazione contro una condanna di Abramo. La Corte, nel marzo 2013 aveva annullato la sentenza impugnata per nuovo esame d'appello e Abramo era stato scarcerato. Al riguardo, ha sottolineato il procuratore aggiunto di Catanzaro Giovanni Bombardieri incontrando i giornalisti, ci sono "intercettazioni inquietanti, ma non sono emersi elementi per ritenere che ci sia stato effettivamente un intervento sulla Cassazione, per cui le parole dei legali potevano anche essere dovute a millanteria". Al termine delle indagini sono stati posti agli arresti domiciliari Grazia Veloce e Esterino Peta, e altri 4 sono stati portati in carcere: Antonio Grande Aracri, fratello di Nicolino, Rocco Corda, Salvatore Scarpino e Giuseppe Altilia. Ad altri dieci il provvedimento è stato notificato in carcere dove erano già detenuti. Si tratta di Nicolino Grande Aracri, Angelo Greco, Gennaro Mellea, Francesco Lamanna, Alfonso Diletto, Vito Martino, Romolo Villirillo, i cugini Pasquale e Michele Diletto e Giuseppe Celi. All'incontro con i giornalisti hanno partecipato anche il comandante provinciale dei carabinieri di Crotone Salvo Gagliano ed il comandante operativo di Catanzaro Alceo Greco.
Omicidio Dragone L'inchiesta della Dda di Catanzaro che stamani ha portato all'arresto di 16 tra boss e gregari della cosca Grande Aracri attiva nel crotonese e con ramificazioni in nord Italia, ha portato alla scoperta anche degli autori dell'omicidio di Antonio Dragone, il boss ucciso in un agguato il 10 maggio 2004 a Cutro. L'auto sulla quale Dragone viaggiava insieme ad altre due persone - rimaste illese - fu speronata dalla vettura dei sicari e quando il boss scese per cercare di fuggire fu raggiunto da numerosi colpi di mitra e di pistola al volto.
Il ruolo Il boss Nicolino Grande Aracri ed un fratello figurano tra le persone arrestate stamani dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone con il concorso di quelli di Catanzaro. Un altro fratello del boss è indagato in stato di libertà. Nicolino Grande Aracri era già detenuto dovendo scontare alcune condanne per associazione mafiosa e perché coinvolto in altre inchieste, due delle quali coordinate dalla Dda di Bologna e Brescia sulle ramificazioni del clan in Emilia Romagna e Lombardia. Dall'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro è emerso il ruolo dominante che la cosca Grande Aracri aveva assunto non solo sulla provincia di Crotone, ma anche su quelle di Catanzaro, Vibo Valentia e Cosenza, oltre che nel nord Italia.