Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, i carabinieri hanno sottoposto a fermo Francesco Salvatore Fortuna, 35 anni, nato a Tropea, ritenuto un esponente di spicco della cosca Bonavota di Sant’Onofrio. L'uomo è sospettato dell’omicidio di Domenico Di Leo, consumato nell’estate del 2004 nella cittadina vibonese mediante esplosione di numerosi colpi di kalashnikov e di fucile cal. 12.
Il provvedimento discende dalle indagini coordinate dal Procuratore Aggiunto Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Camillo Falvo, condotte della Compagnia di Vibo Valentia che hanno contestualizzato il fatto di sangue, ancorché risalente nel tempo, nel corso delle investigazioni sul taglio di 1000 ulivi patito nel 2011, quale estorsione, da una cooperativa avente scopi benefici gestita anche da religiosi, situata a Stefanaconi.
Il fatto aveva attirato l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale per le sue modalità, che il vescovo di Vibo Valentia non aveva esitato a definire “un’offesa a Dio ed agli uomini”. Di Leo sarebbe stato eliminato nelle dinamiche di contrasti interni al clan, originati da differenti vedute sulla allocazione di imprese nella zona industriale di Maierato.
Secondo la Dda il direttorio della consorteria, infatti, propendeva per la realizzazione di un centro commerciale, mentre Di Leo per una catena di autolavaggi.
Il pretesto dell’omicidio sarebbe stato individuato in un’offesa fatta dal Di Leo ad un maggiorente dei Bonavota, che aveva intrattenuto una relazione sentimentale con la cugina, da lui non condivisa. Determinante l'apporto fornito alle indagini dagli accertamenti scientifici dei Carabinieri del Ris di Messina.
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