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‘Ndrine in Emilia,
147 alla sbarra

‘Ndrine in Emilia, 147 alla sbarra

Un’aula allestita con un prefabbricato nel cortile del Tribunale di Reggio Emilia per le centinaia di persone tra imputati, avvocati difensori e apparato di sicurezza; un’altra al primo piano con degli schermi tv per permettere ai parenti dei 147 imputati, ed ai semplici cittadini, di seguire il dibattimento. Misure speciali anche a Reggio Emilia ieri per l’avvio del maxi processo scaturito dall’inchiesta “Aemilia”, su presunto clan di ‘ndrangheta legato alla cosca Grande Aracri, che secondo la Dda di Bologna aveva messo radici nella Bassa emiliana.

Il collegio presieduto da Francesco Maria Caruso (a latere Cristina Beretti e Andrea Rat), deve giudicare coloro i quali, coinvolti nell’inchiesta, hanno scelto il rito ordinario. Altri 71 come è noto, (tra i quali il boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, il fratello Domenico che è avvocato, e poi anche Alfonso Diletto, Nicolino Sarcone, Romolo Villirillo), hanno scelto il rito abbreviato e li sta giudicando il gup di Bologna.

Ieri mattina l’esordio del processo è stato sostanzialmente dedicato alla costituzione delle parti. il lungo elenco dei 147 imputati e dei loro difensori è stato scandito dai giudici ed è emersa un’irregolarità solo per la notifica di una posizione, quella di Francesco Matacera, a cui la data dell’udienza è stata notificata a un difensore d’ufficio che aveva rinunciato all’incarico. Ora la Procura distrettuale provvederà alla corretta notifica per la prossima udienza del 20 aprile.

Inoltre, un altro imputato non è stato tradotto dal carcere di Voghera dove è detenuto per altra causa. Sollevate eccezioni anche per i due imputati cinesi perché le notifiche non sarebbero state tradotte in cinese, ma i giudici hanno rigettato perché i due imputati, al momento della notifica dell’ordinanza di custodia cautelare il 28 gennaio 2015 hanno dichiarato di comprendere e parlare l’italiano.

Ieri mattina ancora hanno rinnovato la costituzione le parti civili che si erano già costituite nell’udienza preliminare. Tra queste la Regione Emilia-Romagna, i Comuni di Finale Emilia (Modena), Reggio Emilia, Sala Baganza (Parma), Gualtieri, Bibbiano, Reggiolo, Montecchio e Brescello nel Reggiano, la Provincia di Reggio Emilia e Modena, li sindacati e le associazioni di imprenditoi; Libera, l’Ordine dei giornalisti, l’associazioner antimafia e antiraket “Paolo Borsellino”, la Presidenza del Consiglio dei ministri, i Ministeri degli Interni e dell’Ambiente, l’Agenzia delle Entrate.

Hanno chiesto di essere costituite parti civili anche l’associazione antiusura Interesse uomo, i comuni di Viadana (Mantova) e quelli modenesi di Mirandola, San Felice sul Panaro, Concordia sulla Secchia, il comune di Parma, la città metropolitana di Bologna, l’Unione dei comuni modenesi dell’Area nord, Sos impresa, la Fondazione Antonio Caponnetto, il consorzio RiCommerciamo. Su queste richieste i giudici decideranno nella prossima udienza.

Tra gli imputati del processo apertosi ieri figurano tra gli altri, anche per l’ex calciatore della Nazionale campione del mondo nel 2006 Vincenzo Iaquinta (accusato di violazione della legge sulle armi) e per il padre Giuseppe, imprenditore, al quale è contestata dai pm Mario Mescolini e Beatrice Ronchi (presenti ieri in aula), la partecipazione nell’associazione che avrebbe gestito appalti e traffici illeciti nella “Bassa” padana. C’è poi l’imprenditore edile modenese Augusto Bianchini, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. È imputato anche Michele Bolognino (originario di Cutro), considerato dagli investigatori come uno dei promotori del presunto sodalizio, legato alla Cosca Grande Aracri. Ed altri cutresi trapiantati in Emilia considerati organizzatori dell’associazione, come Gaetano Blasco e Antonio Valerio, i due che in una conversazione intercettata ridevano delle scosse del Sisma del 2012. E poi presunti partecipanti come Gianluigi Sarcone, Pasquale Brescia, Antonio Muto e Alfonso Paolini; imprenditori come Palmo Vertinelli (nato a Cutro ma residente nel Reggiano) e Gino Gibertini.

Gli imputati sono difesi da un nutrito collegio di penalisti composto tra gli altri dagli avvocati Carlo Taormina, Francesco Bruzzese, Luigi Colacino, Giuseppe Ranieri Migale, Aldo Truncè, Romolo Villirillo, Sergio Rotundo, solo per citarne alcuni.(l. ab.)

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