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Assolto in appello l'ortopedico Alfonso Ussia

tribunale generico

Era accusato di favoreggiamento del presunto boss Leo Russelli, per aver operato  nella sua clinica lo stesso Russelli, rimasto ferito a un ginocchio durante l’agguato del sabato di Pasqua del 2008 a Papanice di Crotone, nel quale venne ucciso Luca Megna.  Alfonso Ussia per queste accuse era stato condannato in primo e secondo grado (4 anni e 9 mesi in Tribunale, 3 anni e 9 mesi in Appello). Ma il 64enne medico ortopedico, il 9 maggio è stato assolto dalla Corte d’Appello di Catanzaro.  Per i giudici del secondo processo d’appello – dopo l’annullamento il 18 ottobre 2014, della sua condanna da parte della Cassazione – Ussia non «ha commesso il fatto».
La Corte  si è inoltre pronunciata, sulle posizioni di Santo Cava (50 anni), al quale la condanna è stata dimezzata, e del medico di famiglia Salvatore Nicoscia.  Cava era stato condannato in primo e secondo grado a 4 anni, per aver aiutato Russelli durante la latitanza successiva all’imboscata della vigilia di Pasqua del 2008. Ma il 18 ottobre 2014, la Suprema Corte aveva disposto un nuovo giudizio  d’Appello a suo carico, limitatamente all’applicabilità o meno dell’aggravante mafiosa. Accogliendo la tesi dell’avv. Piero Pitari, i giudici hanno escluso per Cava l’aggravante ex art. 7,  riducendogli la condanna da 4 a 2 anni (con pena sospesa e non menzione).
Il 54enne medico crotonese Salvatore Nicoscia accusato a sua volta di avere stilato un’impegnativa per il ricovero dell’allora latitante (che aveva documenti falsi intestati a tale Pietro Macrì) nella clinica Villa Giose, è stato assolto in primo grado dal reato di favoreggiamento mafioso e condannato nei due gradi di giudizio ad un anno e 6 mesi di reclusione (pena sospesa) per il reato di falso. Ma nel 2014 gli “ermellini” accogliendo parzialmente il suo ricorso avevano disposto anche per lui un nuovo giudizio  d’Appello, limitatamente alla concedibilità a Nicoscia del beneficio della non menzione della pena. Beneficio che gli è stato concesso, così come chiesto l’avvocato Enzo Ioppoli.
«Oggi finalmente si mette fine a questa vicenda restituendo al dott . Alfonso Ussia il rispetto e la stima professionale che merita», si legge in una nota diffusa dalla famiglia di Alfonso Ussia che è stato difeso dagli avvocati Armando Veneto e Giovanni Staglianò.  «La Corte di Cassazione – prosegue la nota – con pronunzia del 2014 aveva già demolito la sentenza di condanna, bollandola come assurda e priva di alcun riscontro logico e probatorio, ma oggi questo capitolo viene definitivamente chiuso ed il dott. Ussia può finalmente cercare di dimenticare l’ingiustizia subita». «Un plateale errore giudiziario – chiude la nota  – oggi smentito e dichiarato infondato , ha purtroppo arrecato al professionista crotonese devastanti danni di immagine e anni di sofferenze. La sua figura professionale e personale è stata messa in discussione additandolo ingiustamente come “medico compiacente con la mafia». (l. ab.)

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