Un fucile d'assalto Kalashnikov, quattro fucili tra cui una carabina da caccia grossa, sette pistole semiautomatiche calibro 9 mm nuove e con matricola abrasa, oltre 500 cartucce di vario calibro: è un vero e proprio arsenale quello sequestrato dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone in una operazione condotta nel trascorso weekend. Le armi, secondo gli investigatori, sono riconducibili a cosche di 'ndrangheta di Cutro, dove sono attive tra le più agguerrite 'ndrine. A custodire, all'interno della canna fumaria della propria abitazione di campagna, le armi un insospettabile imbianchino, incensurato, di Cutro che è stato arrestato per ricettazione, detenzione illegale di armi clandestine e da guerra. Il ritrovamento di armi viene letto con preoccupazione dai carabinieri per i pericolosi risvolti che potrebbe avere.
"La scoperta di queste armi è un segnale di allarme, anche se ogni ipotesi è possibile e noi stiamo lavorando per capire a cosa servivano e per conto di chi erano state nascoste". A dirlo è stato il comandante provinciale dei carabinieri di Crotone, col. Salvatore Gagliano, parlando con i giornalisti del ritrovamento di un arsenale riconducibile, per gli investigatori, alle cosche di Cutro. Le armi - un Kalashnikov, 4 fucili, 7 pistole e oltre 500 cartucce - erano in casa di un insospettabile imbianchino, Leonardo Procopio, di 41 anni, incensurato, che le custodiva nella propria casa in località Steccato di Cutro. Le indagini puntano adesso a delineare la figura figura dell'euomo e le sue frequentazioni per capire per conto di chi pistole e fucili erano custoditi. La preoccupazione degli investigatori è legata ad un eventuale scontro tra cosche in una zona come quella di Cutro, in cui domina il clan retto dal boss Nicolino Grande Aracri che negli ultimi tempi è stato colpito dalle maxioperazioni antimafia Aemilia e Kiterion. Questa circostanza potrebbe aver aperto "un vuoto di potere" e per questo "l'equilibrio tra le cosche e' solo apparente", come ha spiegato il comandante della Compagnia carabinieri di Crotone, cap. Claudio Martino. L'ipotesi più probabile è che i clan usciti perdenti dalla guerra con la cosca Grande Aracri possano approfittare di questa situazione di debolezza per tornare a farsi avanti. (ANSA)