La Corte Costituzionale sia chiamata a pronunciarsi su alcuni aspetti collegati al reato di concorso esterno in associazione mafiosa; in particolare sul profilo di incostituzionalità del combinato disposto degli articoli 110 e 416-bis del codice penale dal quale discende - questo il "nodo" - l'assoluta insussistenza della pena legata al concorso esterno. Lo ha chiesto, ai Giudici del Tribunale della Libertà, l'avv. Salvatore Staiano, uno dei difensori dell'ex assessore regionale Michele Trematerra (l'altro è l'avv. Sergio Calabrese), accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e per aver beneficiato del concordato sostegno elettorale di ambienti collegati alle cosche di 'ndrangheta della zona di Acri.
In particolare l'avv. Staiano ha chiesto la remissione degli atti alla Corte Costituzionale sostenendo l'insussistenza di una pena legata alla fattispecie del reato di concorso esterno. Il legislatore - ha osservato il penalista - semplicemente non l'ha mai prevista giacché la pena di cui all'articolo 416 del Codice penale é quantificabile tra un minimo e un massimo in relazione a condotte previste per chi partecipa all'associazione, che Ë cosa diversa dal concorrente esterno la cui figura Ë occasionalmente collegabile all'associazione stessa.
E' intervenuto in udienza anche il Pm Pierpaolo Bruni che si è opposto al rinvio degli atti al giudizio del Giudice delle Leggi.
La questione sollevata dall'avv. Staiano è, evidentemente, di estrema delicatezza e pone l'accento su un aspetto particolare in tema di concorso esterno ad associazione mafiosa, con possibili eventuali ricadute anche su processi già definiti.