Aveva fatto condannare un nipote dei Cannizzaro per droga, con l'aggravante che il giovane non c'entrava davvero nulla con gli affari del clan. Ecco perché il fotografo Gennaro Ventura fu fatto sparire. Il 16 dicembre di vent'anni fa gli spararono un colpo di pistola alla testa e gettarono il cadavere in una cisterna sotterranea dentro un casolare a Carrà-Fosse, a Sud della città. La vendetta risale al '96, il ritrovamento delle sue ossa al 2008.
Questa verità emerge dalle dichiarazioni di due pentiti dell'operazione “Andromeda” contro il clan Iannazzo e le famiglie satellite Cannizzaro e Daponte. Lo spacciatore di droga Pietro Paolo Stranges, che ha sposato una Cannizzaro, e il killer Gennaro Pulice raccontano agli inquirenti della sparizione del fotografo.
Stranges racconta che un giorno si trovava in auto con Pulice quando casualmente passarono davanti allo studio fotografico di Ventura. Sulla porta c'era il padre, e Pulice disse all'amico che guidava di parcheggiare lontano da lì, perché era stato indagato per l’omicidio del figlio Gennaro Ventura, ma poi scagionato. Il giovane fotografo infatti sulla sua agenda aveva annotato un appuntamento con Pulice proprio nel giorno della sua sparizione. Ma il killer non disse granché a Strages, che però incuriosito chiese al suocero Domenico Cannizzaro come fosse andata.
Il suocero gli confermò che una sorella di Mimmo Cannizzaro aveva un figlio che lavorava in un autonoleggio a Tivoli. E che fu arrestato e condannato per aver rubato della droga a un perito che la doveva analizzare per conto delle forze di polizia. All’epoca Gennaro Ventura era carabiniere in servizio a Tivoli, subito dopo la rapina per droga vide Raffaele Rao, nipote di Cannizzaro, e pensò che fosse uno dei malviventi.
La testimonianza del carabiniere bastò a fare condannare il ragazzo, che dopo essere stato in galera per sette anni è andato in forte depressione e non si è più ripreso. Come dire: anche un Cannizzaro può essere innocente quando si tratta di droga.
Da qui scattò la vendetta. Crudele e silenziosa. Secondo il racconto di Pietro Paolo Stranges, ad occuparsi dell’esecuzione del fotografo furono Mimmo Cannizzaro come mandante, Gennaro Pulice e Bruno Gagliardi. Tutti arrestati nell’operazione “Andromeda” due anni fa.
Il cognato disse a Stranges del fotografo: «’Stu cane ha rovinato Raffaele», suo nipote. E quando dodici anni dopo la polizia scoprì dov’era stato “sepolto” Ventura, appena Domenico Cannizzaro vide le ossa in televisione disse davanti a Stranges: «Ora il “Bibbiano” stanotte non dorme». Rivolto al cugino Mimmo che l’aveva fatto sparire. Chiamato in quel modo perché quand’era latitante da sua sorella a Biella camminava per casa con la Bibbia fra le mani.
Pietro Paolo Stranges rivela tutto questo agli inquirenti nell'aprile 2014, prima che scattassero i 66 arresti del clan Iannazzo. Che risalgono a maggio. L'8 agosto di quello stesso anno il padre del pentito, Gennaro Stranges, viene trovato legato a un albero e quasi tutto carbonizzato. Secondo gli inquirenti si è dato fuoco da solo. Aveva 62 anni e grossi problemi psichici. Accanto a lui una bottiglia di benzina e due vecchie gomme d'auto. Nella sua Punto trovate le lettere d'addio ai familiari. I sospetti restano.