Sparatoria alle prime luci di ieri a San Gregorio d’Ippona, centro del Vibonese. Una sorta di regolamento dei conti in grande stile considerato il volume di fuoco e i bossoli (oltre quaranta) repertati lungo un dedalo di vicoli che si succedono da via Bari, sotto lo sguardo neanche incuriosito di alcuni vecchietti seduti sui gradini a prendere il sole.
Proiettili (la maggior parte se non la totalità, calibro 7,65) sparati con due o più pistole contro chi al momento non è ancora dato saperlo. E nello scontro stile Far West a San Gregorio d’Ippona qualcuno potrebbe essere rimasto ferito anche se negli ospedali del circondario non è arrivato nessuno, né alcuno o particolari tracce sono stati rinvenuti nei pressi del luogo teatro della sparatoria. Oltre ai bossoli a testimoniare quanto accaduto qualche ora prima soltanto cinque auto centrate dalle pallottole così come la finestra di una abitazione.
Da quanto trapelato i primi colpi sarebbero stati sparati poco prima delle 6. Poi a distanza di una manciata di minuti altre pistolettate, fino alla scarica finale avvenuta tra le 6,20 e le 6,30. Dopodiché il silenzio avrebbe riavvolto la zona finché chi ha subito danneggiamenti non ha allertato i carabinieri. Sul posto sono intervenuti i militari della locale Stazione e del Comando provinciale, unitamente ai carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche per i rilievi.
Sulla sparatoria sono state aperte indagini, ma riuscire a dipanare la matassa non si prospetta semplice, anche perché al momento delle persone sentite dagli investigatori non sarebbe emerso alcun particolare utile alle indagini. Si procede insomma alla cieca e in più direzioni nel tentativo di risolvere quello che si profila come un vero e proprio giallo. Si parte dallo scontro armato – unico dato certo – e si ipotizzano vari percorsi investigativi al fine di chiarire se almeno i primi colpi siano stati sparati al culmine di una discussione, oppure se si sia trattato di una sorta di imboscata che ha poi innescato la reazione di chi o quanti al fuoco hanno risposto impugnando altre pistole. Sta di fatto che dopo il primo scambio di pesanti “convenevoli” lo scenario, tra inseguiti e inseguitori, è poi diventato in movimento come testimonia la lunga scia di bossoli rinvenuta. E dalle modalità attraverso cui il tutto è stato compiuto, prende forma l’ombra della ‘ndrangheta, o quanto meno di uno scontro da inquadrare nel puzzle della criminalità organizzata.
Questo pressappoco dovrebbe essere il contesto entro cui inserire la grave vicenda di San Gregorio, un micidiale “gioco” tra guardie e ladri che rimane però senza le figure principali, senza gli attori protagonisti.
Ma al di là dell’identità di chi ha impugnato le pistole altro nodo da sciogliere per i carabinieri – le indagini sono coordinate dal cap. Piermarco Borettaz a capo della Compagnia di Vibo in stretto e costante contatto con il comandante provinciale ten. col. Gianfilippo Magro – è quello relativo al movente, ovvero alla causa scatenante di una vicenda il cui epilogo avrebbe potuto essere molto più drammatico e pesante. Che si sia trattato di un regolamento di conti di stampo mafioso è chiaro, resta da accertare, tra l’altro, fra chi e per che cosa. E il motivo non dovrebbe essere di poco conto considerato il volume di piombo che ha caratterizzato questa sorta di micidiale tiro al bersaglio. Piombo sparato per ferire, uccidere e non per fare più punti degli avversari.
Il fatto che sul luogo siano rimasti soltanto i bossoli richiama alla memoria altre vicende accadute nel Vibonese. Situazioni diverse con un cadavere lasciato in strada e un ferito inizialmente scomparso, oppure con un corpo scaraventato fuori da un’auto in una località diversa da quella dello scontro a fuoco.