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Due dottoresse a processo per la morte di una 58enne

Due dottoresse a processo per la morte di una 58enne

Due medici dell’ospedale civile di Crotone sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Crotone Francesca Familiari. La dottoressa Francesca Chiaravalloti (difesa dall’avv. Salvatore Apa) e la collega Giuseppina Marrazzo (avv. Enzo Ioppoli), compariranno il 22 marzo prossimo davanti al giudice del Tribunale di Crotone per rispondere della morte, per colpa, della 58enne di Petilia Policastro Giuseppina Luchetta, deceduta il 19 dicembre 2012 in ospedale. In sede di udienza preliminare la pubblica accusa è stata rappresentata dal procuratore della Repubblica Giuseppe Capoccia; i familiari della donna, dagli avvocati di parte civile Mario Saporito e Tiziano Saporito. L’indagine prese le mosse da una denuncia-querela presentata da cinque familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Mario e Tiziano Saporito. I parenti della 58enne nel marzo 2013 si rivolsero alla Procura della Repubblica contestando presunti comportamenti di negligenza a «tutti i sanitari che hanno avuto in cura la sig.ra Luchetta, sia durante il ricovero presso il Pronto Soccorso del 16.12.2012 e sia durante il successivo ricovero d’urgenza presso il Pronto Soccorso e durante la conseguente degenza presso il reparto di medicina». Per i familiari di Giuseppina Luchetta la loro madre non avrebbe ricevuto cure appropriate. Nella denuncia i figli della donna raccontarono che la loro madre venne accompagnata in Pronto soccorso il 16 dicembre del 2012 perché accusava forti dolori all’addome. Venne visitata e le vennero fatte delle analisi (la signora Luchetta per i familiari sarebbe rimasta su una barella nei corridoi dell’Ospedale senza alcuna cura o visita fino alle 22 circa). Poi i medici sulla base del risultato troppo basso della “creatinina”, decisero che la signora doveva essere ricoverata. Ma non c’erano posti né a Crotone, né negli ospedali di Cosenza e Catanzaro. «Successivamente – scrissero nell’esposto – la sig.ra Luchetta veniva dimessa, riferendo che la stessa poteva tornare a casa». Giunti a Petilia Policastro, l’indomani la 58enne continuò ad avere dolori e stato febbrile. Nel pomeriggio si aggravò, tant’è che la guardia medica richiese l’intervento del 118. Giunta al Pronto soccorso la signora Luchetta dopo gli accertamenti, venne tenuta sotto osservazione fino alla mattina successiva. Il 18 dicembre venne ricoverata a Medicina. Nell’esposto scrissero che durante tutta la giornata del 18 dicembre fino al pomeriggio non le sarebbe stato somministrato alcun farmaco che lei usualmente utilizzava per la cura delle patologie croniche di cui era affetta (ipertensione, diabete). Alle ore 17 di giorno 18 la situazione si aggravò. Dopo le 22 una nefrologa disse ai familiari che il problema della signora Luchetta erano i polmoni e che sarebbe stato necessario effettuare la dialisi, ma nel reparto di Rianimazione. Un familiare avrebbe informato i sanitari che «la paziente non era in grado di sopportare l’anestesia». Ma i sanitari, avrebbero replicato dicendo che la signora, «avrebbe certamente sopportato l’anestesia» e l’avrebbero intubata alle «1.30 circa del 19 dicembre 2012». Dopo circa 30 minuti la donna ebbe un arresto cardiaco. Poi rimase in coma farmacologico: alle 14.40 del 19 dicembre 2012 spirò. In seguito all’esposto vennero indagati dieci medici. Ma poi il gip in seguito alla richiesta formulata dalla stessa Procura dispose l’archiviazione per otto e l’imputazione coatta per le due dottoresse rinviate ieri a giudizio.

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