Centomila euro per risarcire le casse del Comune di Soverato da un danno erariale subìto nel settembre 2000, all’epoca della tragica alluvione del torrente Beltrame. Sono quelli che arriveranno dall’esecuzione della sentenza con la quale la seconda sezione giurisdizionale centrale della Corte dei conti ha condannato lo scorso anno alcuni funzionari regionali del Genio civile al risarcimento delle spese sostenute dai vari enti per la gestione dell’emergenza causata dall’alluvione che, travolgendo il camping “Le Giare”, causò tredici morti. Il provvedimento al quale il settore legale di Palazzo di città, guidato dal vicesindaco Pietro Matacera, ha ancorato la propria azione volta a ottenere il risarcimento - procedura curata dall’avv. Vincenzo Garzaniti - è la sentenza n. 920 del 2015, con la quale i magistrati hanno definito i profili di responsabilità contabile per quei funzionari che nel corso degli anni precedenti al disastro concessero i nulla osta per l’installazione del camping su un’area ad alto rischio inondazione. In sostanza, la sentenza dello scorso anno sancì che le spese utilizzate all’epoca per gli interventi di soccorso e protezione civile, in occasione dell’alluvione, crearono un danno erariale da imputare a tutti quei soggetti che, negli anni precedenti, avevano emesso i nulla osta idrici; via libera che, invece, alla luce del rischio esondazione del torrente Beltrame non avrebbero evidentemente dovuto concedere. Tra gli enti pubblici che subirono il danno erariale, dunque, anche il Comune di Soverato (tra gli altri assieme a Prefettura, vigili del fuoco, Corpo forestale) la cui posizione, spiega ora l’avv. Garzaniti, occorre sottolineare assieme a quella della polizia municipale, cui i giudici contabili hanno riconosciuto un’importante somma che tra interessi e rivalutazione monetaria supera i 100mila euro. Cifra che dovrà essere liquidata da due dei funzionari condannati dal collegio giudicante in seduta di appello, a titolo di risarcimento del danno patito in occasione delle spese sostenute per gli interventi di prima necessità di fronte alla disastrosa e tragica alluvione i cui effetti, dunque, secondo la valutazione della Corte, si sarebbero potuti evitare bloccando l’utilizzo di quell’area. Il legale ha anche aggiunto che «una parte delle somme riconosciute è stata già versata nelle casse comunali ad opera di una delle persone coinvolte, mentre l’altra ha inteso, ancora, impugnare per revocazione la sentenza. A ogni modo – ha ancora spiegato l’avv. Garzaniti – tale conclusione della vicenda rende giustizia di quanto il Comune di Soverato abbia fatto assieme agli altri organi pubblici interessati per portare i primi soccorsi in quella che fu senz’altro una catastrofe per la comunità calabrese e non solo».
Alle prime luci dell’alba del 10 settembre 2000 un violento nubifragio colpì la provincia jonica catanzarese, causando consistenti danni al territorio. A Soverato la furia del torrente Beltrame travolse il camping “Le Giare” e i tredici ospiti che a quell’ora ancora dormivano nelle roulotte. Il corpo di una delle vittime, il volontario catanzarese Vinicio Caliò, non venne mai ritrovato.