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Duplice omicidio per vendetta
Arrestati 5 dei Giampà-Torcasio

Duplice omicidio per vendetta In manette 5 dei Giampà-Torcasio

Ci sono pure gli omicidi lampo. Quelli decisi in tutta fretta dopo aver individuato l’obiettivo. Com’è capitato a Pasquale Izzo che stava prendendo un caffè in un bar di Via del Progresso. Izzo, 43 anni, veniva considerato vicino al clan Iannazzo. Qualche “antenna” lo segnala a Giuseppe Giampà, figlio del “Professore”. Quella era la “sua” zona. Il giovane figlio del boss, appena ventenne, s’infuria. Prende un revolver Smith&Wesson calibro 38 carico e lo passa a “zio Alduzzu”, che è Aldo Notarianni. Il killer non ha un minimo d’esitazione, entra nel bar col viso coperto e spara quattro colpi, tre colpiscono Pasquale Izzo ed uno il suo amico Giovanni Molinaro. Tutti morti. Missione compiuta.

Così si regolavano i conti nella melma della ‘ndrangheta lametina fino a pochi anni fa, dove tutto puzzava di marcio, si ammazzava per un nonnulla, si spacciava droga a fiumi e si facevano estorsioni anche ai cani randagi pur di rastrellare tanti soldi senza mai lavorare.

Dopo sedici anni la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri e la polizia hanno chiarito chi ha ucciso in quella sera di dicembre e perchè l’ha fatto. La bomba è scoppiata nel processo “Primi passi”, il primo alle cosche lametine, nei primi anni del 2000. Alcuni pentiti in udienza rivelarono che nel ‘92 ad uccidere Ciccio Iannazzo, boss del quartiere Sambiase, era stato Giovanni Torcasio. All’epoca i Torcasio erano ancora alleati dei Giampà e dei Cerra. La parola era una sola: vendetta.

Giovanni Torcasio, che aveva 36 anni, fu ucciso dopo meno di due mesi da quelle dichiarazioni fatte in aula. La guerra di ‘ndrangheta sembra non finire mai. È un fiume putrido. Così appena uyn Giampà o un Torcasio intravede Izzo entrare nel bar di Via del Progresso non c’è stato più scampo per lui: freddato.

Adesso però parla proprio quel giovane figlio di boss che quattro anni fa s’è pentito e si trova sotto protezione. Lui ed altri collaboratori di giustizia accusano il killer Aldo Notarianni, 51 anni, condannato per altri due omicidi, uno dei quali confessato; il fratello 45enne Giovanni Notarianni che tutti chiamano Gianluca, Antonio Villella alias “Crozza” di 40 anni, il 36enne Vincenzo Torcasio (suo padre si chiamava Giovanni ma non è quello ucciso), e Pasquale Gullo di 45. Solo quest’ultimo era libero, e all’alba di ieri sono andati ad arrestarlo a casa sua gli agenti della Squadra mobile di Catanzaro e quelli del commissariato lametino.

Il viceprocuratore della Dda Giovanni Bombardieri ricorda che su questo omicidio ci sono le dichiarazioni raccolte dal sostituto procuratore Elio Romano e concordanti di cinque pentiti, due dei quali praticamente blindati. Si tratta di Giuseppe Giampà e del suo braccio destro Angelo Torcasio che hanno fatto scattare le operazioni “Medusa”, “Perseo” e “Chimera” concluse con condanne a secoli di carcere per chi è finito nella rete. Pesci piccoli e grandi.

Si tratta di quelle retate che hanno praticamente decapitato le cosche che controllavano tutta la parte Est della città. Fino all’epoca del duplice omicidio nel bar, cioè fino al 6 dicembre 2000, Giampà-Torcasio-Cerra era un clan unico, poi il processo “Primi passi” ha fatto scoppiare la guerra tra Giampà e Torcasio. Questi ultimi si sono alleati con i Gualtieri del rione Trempa, un clan molto debole, ed hanno subito il fuoco incrociato dei Giampà e degli Iannazzo con il clan satellite dei Cannizzaro, nemici giurati dei Torcasio. Tutto si è risolto in una mattanza che in poco più di vent’anni ha prodotto decine di omicidi.

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