Storie di alleanze, o pseudo tali, di “avvicinamenti” per opportunità, di sgarri e di morti ammazzati. Un corollario delineato ieri, nell’aula bunker del nuovo palazzo di Giustizia, dal collaboratore di giustizia Raffaele Moscato nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Romanzo criminale”.
Faida tra i Patania di Stefanaconi e il gruppo dei Piscopisani in primo piano, dunque, a cominciare dai due delitti che di fatto hanno segnato l’inizio di un cruento scontro: quello di Michele Mario Fiorillo «una brava persona – ha detto il pentito – che con la ‘ndrangheta non c’entrava niente» ma che era «lo zio della moglie di Michele Fiorillo (alias Zarrillo) contabile della “società” di Piscopio» , e quello del capobastone di Stefanaconi Fortunato (Nato) Patania, ucciso mentre si celebravano i funerali dell’allevatore. Rispondendo alle domande del pm distrettuale Andrea Mancuso, Moscato ha rivelato che Nato Patania è stato ucciso per lo “sgarbo” commesso. Secondo il pentito, infatti, prima dei due fatti di sangue i rapporti tra i Patania (fedeli ai Mancuso) e i Piscopisani, o meglio Rosario Battaglia «erano buoni. Mangiavano e ballavano insieme tarantelle – ha evidenziato Moscato – e per una grossa estorsione nella zona del Mesima Patania aveva deciso di dividerla al 50% con Battaglia». Poi l’omicidio dell’allevatore «commesso per motivi di pascolo senza il permesso dei Piscopisani» avrebbe decretato la condanna a morte di Nato Patania: «L’ho commesso io», ha confessato Moscato che ha anche rilevato di aver fatto altri delitti e una serie di reati.
E nel ripercorrere le tappe della faida – che sarebbe stata foraggiata dal boss Pantaleone Mancuso (alias Scarpuni) –«visto che la famiglia Patania da sempre era legata ai Mancuso e già negli anni ‘90 Nato Patania “teneva” Giuseppe Mancuso (detto ‘Mbrogghia) che era latitante» – Moscato ha anche fatto riferimento al ruolo di “informatore” che sarebbe stato ricoperto da Nazzareno Patania (detto Cacazza): «Sapevamo tutto, tutto quello che i Patania avevano in mente perché Cacazza ci riferiva quello che dicevano, lui mangiava con loro e loro parlavano. Sapevamo che volevano prendere per primi Francesco Scrugli, killer professionista e “mente” insieme a Mantella del nuovo gruppo nato all’interno del clan Lo Bianco, e Rosario Battaglia. Una volta ci siamo anche appostati in un furgone, con giubbotti antiproiettile, sotto casa di Scrugli per beccarli prima noi. Comunque avevamo deciso di non stare nelle nostre case. L’unica volta che Scrugli è tornato è stato ferito con colpi di carabina. Un mese prima circa dell’omicidio a Vibo Marina durante il quale siamo stati feriti io e Battaglia».
Inoltre nel soffermarsi sui figli e sulla moglie del boss di Stefanaconi – gli uni e l’altra imputati nel processo – Moscato ha riferito che avrebbe svolto usura con Pantaleone Mancuso (Scarpuni) e che quest’ultimo li avrebbe appoggiati nella guerra di mafia «fornendo loro 100mila euro di armi». Relativamente alla vedova il pentito ha detto: «Non la conoscevo personalmente, ma in carcere un certo Prestanicola mi ha detto che la Iacopetta, dopo l’omicidio del marito, aveva il sangue agli occhi e che se ci prendeva ci distruggeva».