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Martedì 19 Novembre 2024

Ricette gonfiate per truffare il SSN

Ricette gonfiate per truffare il SSN

A distanza di due anni esatti dall’inchiesta denominata “Pharma bluff” arriva per i quattro indagati la richiesta di rinvio a giudizio, avanzata dal sostituto procuratore Filomena Aliberti. Pertanto il gip Lorenzo Barracco ha disposto l’udienza davanti al gup fissandola per il prossimo 23 marzo.

Nello specifico il provvedimento riguarda il dott. Giuseppe Dato (farmacista), ex sindaco di Joppolo e attuale consigliere d’opposizione; la dottoressa Carmen Ferraro (farmacista e collaboratrice del dott. Dato); il dott. Francesco Libero D’Agostino (all’epoca medico di base) e Giuseppina Scinica, assistente del dott. D’Agostino. Associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni del servizio sanitario nazionale e falso i reati contestati ai quattro indagati.

Secondo l’accusa fulcro del sistema – da cui avrebbe preso origine la truffa ai danni del Ssn – sarebbe stata la farmacia del dott. Dato a Caroniti, frazione di Joppolo, di fatto all’epoca gestita dalla dottoressa Ferraro. Farmacia che sarebbe stata al centro del presunto giro di ricette gonfiate inoltrate all’Asp per la corresponsione del rimborso del prezzo di acquisto dei farmaci (200) in realtà mai venduti ai pazienti. E nell’arco di tempo compreso tra ottobre 2012 e l’estate del 2013 l’Asp avrebbe corrisposto somme non dovute per un importo complessivo oggi da quantificare ma due anni fa ipotizzato intorno a circa un milione di euro.

In base a quanto emerso dall’indagine (condotta dall’allora Corpo forestale e Guardia di finanza) a ben 99 pazienti sarebbero stati prescritti farmaci a loro insaputa che, dopo il prelievo delle fustelle dalle confezioni, finivano lungo il ciglio della strada provinciale che collega Caroniti di Joppolo a Preitoni di Nicotera. E per ogni farmaco gettato sarebbe stato puntualmente chiesto il rimborso all’Asp. Un piano in cui i quattro indagati avrebbero ricoperto un definito ruolo. La dottoressa Ferraro e la Scinica sarebbero state attive nella “programmazione” delle ricette, e nello specifico sui farmaci da far prescrivere al dott. D’Agostino a determinati pazienti. Da ogni confezione, poi, la dottoressa Ferrafo avrebbe prelevato le fustelle per applicarle sulle ricette, mentre i farmaci venivano sistemati in buste di plastica. A disfarsene ci avrebbe pensato il dott. Dato il quale avrebbe anche inoltrato richiesta di rimborso all’Azienda sanitaria provinciale.

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