Da Mileto a San Calogero, passando per San Gregorio d’Ippona, tanti gli anelli della catena del narcotraffico. Un vero e proprio lavoro di squadra, una sorta di catena di montaggio i cui ingranaggi si muovevano in varie direzioni ma con un unico obiettivo: l’approvvigionamento di sostanza stupefacente.
Un organigramma nel quale le tre donne coinvolte nell’operazione Stammer avrebbero avuto compiti di una certa rilevanza. Secondo gli inquirenti, infatti, Mariantonia Mesiano (moglie di Salvatore Pititto), Vania Luccisano (moglie di Antonio Massimiliano Varone) e Oksana Verman (compagna ucraina di Salvatore Pititto) avrebbero «certificato il loro pieno coinvolgimento collaborando con i “propri” uomini nella gestione degli illeciti affari, dal raccordo informativo al supporto logistico».
Insomma una “squadra” che avrebbe agito in perfetta sintonia e, tra l’altro, Mariantonia Mesiano avrebbe provveduto anche alla cessione a Lamezia Terme di un imprecisato quatitativo di sostanza stupefacente e ne avrebbe curato la consegna a destinazione con l’ausilio del figlio Giuseppe.
E mentre nei confronti di Vania Luccisano viene annotato, tra l’altro, di aver accompagnato il marito all’aeroporto di Milano (Malpensa) per accogliere gli emissari colombiani in arrivo (in tre partiti da Bogotà hanno fatto scalo a Madrid per poi dividersi e proseguire per Malpensa e Fiumicino e infine arrivare tutti a Mileto) che avrebbe ospitato nella sua abitazione, l’ucraina Oksana Verman avrebbe accompagnato Salvatore Pititto durante i viaggi compiuti per la cessione della droga nei confronti di soggetti di Mesoraca. La Verman, inoltre, non avrebbe disegnato di dare consigli al compagno in merito agli orientamenti da perseguire per la conduzione degli affari illeciti.
Altra donna che emerge dal nuovo spaccato sul narcotraffico è Sandra Milena Bedoya Rios (alias Natalia), colombiana con dimora a Roma la quale avrebbe avuto il compito di prendere in consegna il denaro da girare poi al Cartello. (m.c.)
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