Cosa Nostra affannata nel tentativo di recuperare la leadership d’un tempo e alle prese con un acutizzarsi dell’insofferenza verso il potere dei corleonesi, la ‘ndrangheta sempre più forte fuori dalla Calabria proiettata in scenari internazionali dov’è in grado di spaziare dalle sofisticate operazioni finanziarie per riciclare e reimpiegare capitali ai contatti alla pari coi cartelli sudamericani della coca.
È la Direzione investigativa antimafia a “scattare” l’ennesima fotografia sullo stato della criminalità organizzata attraverso la relazione, appena pubblicata, relativa al primo semestre del 2016. Dati, grafici, tabelle, elenchi di operazioni di polizia: 300 pagine fitte d’informazioni che delineano alcuni scenari in evoluzione. È il caso della Sicilia, dove «dalle risultazione info-investigative – scrive la Dia – Cosa Nostra sembrerebbe protesta all’individuazione di una leadership alternativa a quella storica corleonese, ora in declino». Ma sebbene sia incombente una «successione al potere», il volto della mafia resta quello tradizionale «in rapporto diretto e pervasivo con il territorio» e pronto «diluirsi nelle sfere politico-economico-amministrative». D’altra parte la mafia ha da sempre vissuto fasi d’incubazione, irruenza o rigenerazione a seconda delle condizioni socio-economiche e delle possibilità di arricchimento. E proprio in quest’ultima ottica potrebbe oggi sfruttare situazioni emergenziali, «come nel caso della gestione dei rifiuti» o, secondo la Dia, «nel settore dell’assistenza sanitaria, dell’accoglienza dei profughi, dello sfruttamento di risorse energetiche, delle cooperative, nonché del risanamento idrogeologico e della costruzione di infrastrutture». Ambiti, «il cui sistema amministrativo e burocratico rimane vulnerabile», dove le infiltrazioni potrebbero essere gestite «con funzioni di collocamento e ripartizione a tavolino di commesse pubbliche attraverso la cooptazione di colletti bianchi».
Il “borsino” delle organizzazioni in Sicilia segnala in ascesa le quotazioni dei trapanesi, che «hanno aumentato la loro influenza sul Palermitano e in genere nell’organizzazione criminale». Sul versante orientale dell’isola, «il tratto caratteristico rimane la coesistenza di più componenti, variamente strutturate, sovente attraversate da fibrillazioni interne». Particolare la situazione di Messina, che data la posizione geografica «rappresenta la risultante di una contaminazione tra Cosa Nostra palermitana, Cosa Nostra catanese e ‘ndrangheta».
In provincia il gruppo «più operativo e strutturato» è quello dei Barcellonesi, in città si confermano i rapporti «con la ‘ndrina Nirta-Strangio di San Luca (Rc)».
Della ’ndrangheta preoccupa oggi più che mai la capacità di proiezione nazionale e internazionale «con una struttura dalla duplice faccia: una moderna, fluida, versatile e in grado di aggiornarsi cogliendo ogni occasione di profitto; l’altra dal carattere arcaico, fatta di regole, gradi, prassi, formule, giuramenti, santini e sangue, che unisce e rinsalda il sistema». Confermata la struttura reggina gerarchicamente organizzata, «la duttilità operativa fuori regione deriva dalla commistione tra le professionalità maturate, soprattutto nel Nord del Paese, da affiliati di nuova generazione, diretta espressione delle famiglie, e professionisti attratti consapevolmente della ‘ndrangheta». I profili evolutivi tracciati dalla Dia delineano «lo spostamento dell’asse degli interessi delle ’ndrine da singole realtà imprenditoriali o commerciali per quanto prestigiosi, alla filiera della grande distribuzione commerciale». Una strategia analoga, insomma, a quella messa in campo nel traffico di droga: affrancarsi dalla più esposta e pericolosa gestione “a valle” per impegnarsi “a monte” in svariati settori, dai trasporti alla logistica industruale, dall’edilizia all’agroalimentare, passando per la sanità, il turismo, l’energia, le scommesse on line. E qui entrano in gioco strumenti innovativi quali i “bit coin”, strumenti di pagamento virtuali «che pur impattando sull’economia reale sono fuori dal controllo delle riserve monetarie mondiali».