Vibo Valentia
Assunzioni a gogò e operazioni finanziarie “anomale” sullo sfondo dell’affaire “Credito sociale”, risorse destinate alle famiglie bisognose e a supporto dell’imprenditoria femminile, finite nei rivoli della Fondazione Calabria Etica, della Cooperfin e della M&M Management. Basti pensare che soltanto nell’ottobre del 2014, a ridosso delle elezioni regionali, si raggiunse il record di ben 251 assunzioni nell’ambito di quattro progetti, tutti rigorosamente attuati senza un preventivo impegno di spesa. Insomma posti di lavoro che spuntavano come i funghi nel sottobosco della Fondazione Calabria Etica. Proliferazione, oltretutto, esplosa con buona pace della giunta regionale dell’epoca che, proprio allo scopo di evitare clientelismo, in quel periodo aveva emanato un indirizzo invitando i Dipartimenti, nonché le società in house e le Fondazioni, per il tramite dei Dipartimenti regionali vigilanti, a non dar seguito a conferimenti di incarico. In pratica pur potendo il concetto di conferimento di incarico differire dal tipo di assunzione che avveniva sulla base di progetti, era chiara la consapevolezza che stipulare contratti in piena campagna elettorale equivaleva a dare il via libera a uno scambio elettorale illegittimo.
Ma questo è soltanto uno degli spaccati che emerge dall’inchiesta “Robin Hood” che – condotta da Dda, Ros e Comando provinciale dei carabinieri di Catanzaro e dalla Guardia di finanza di Vibo – ha portato all’arresto di nove indagati (tra i quali l’ex assessore regionale al Lavoro e Politiche sociali Nazzareno Salerno, il dirigente regionale Vincenzo Caserta e il consigliere comunale di Lamezia – ieri sospeso dal Prefetto – Pasqualino Ruberto, all’epoca dei fatti presidente di Calabria Etica).
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