Lo chiamano “U Giappone” forse per il suo taglio degli occhi vagamente asiatico, o chissà per cos’altro. Ma di Vincenzo Torcasio in città ce ne sono davvero tanti, e c’è la necessità di distinguerli in qualche modo. Ed ecco che per “U Giappone” è stato trovato un alias, al quale però alcuni preferiscono “U Russu” per il colore dei suoi capelli.
Sta di fatto che Vincenzo Torcasio martedì scorso è stato condannato a 30 anni di carcere dal Gup distrettuale Giulio De Gregario che ha sentenziato nel processo “Andromeda”. Nato dall’operazione omonima del maggio di due anni fa in cui furono arrestati boss e gregari del clan Iannazzo, ma anche delle famiglie satellite Cannizzaro e Daponte. Per 33 imputati ci sono stati tre ergastoli e circa 300 anni di condanne.
Dopo gli ergastoli toccati ai fratelli Bruno e Alfredo Gagliardi e ad Amgelo Anzalone, la pena più dura è andata proprio a “U Giappone”.
«La sentenza di primo grado del processo “Andromeda” segna uno spartiacque e conferma, ancora una volta, l’incisività dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata». Lo afferma all’Ansa il testimone di giustizia Rocco Mangiardi, che per primo ha indicato in un’aula di Tribunale i suoi estortori, inclusi Pasquale Giampà “Millelire” e Angelo Torcasio che gli avevano chiesto il pizzo e che da tempo sono diventati collaboratori di giustizia.
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