«Se vuoi stare tranquillo devi darci qualcosa per Pasqua, Natale e Ferragosto… il denaro serve per i detenuti». Sono due delle frasi contestate dalla Procura nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari su una serie di presunti episodi estorsivi tra maggio e settembre del 2015. Destinatari sono Santo Mirarchi, 26 anni, Domenico Falcone, 43 anni, Antonio Giglio, 40 anni e Antonio Sacco, 19 anni, tutti di Catanzaro.
Secondo l’accusa con l’uso di armi, con minacce o con l’esplosione di ordigni dinnanzi ad esercizi commerciali, sarebbe stato chiesto denaro o, in un caso, la cessione di un immobile. Contestata, dai sostituti procuratori Vincenzo Capomolla e Paolo Petrolo anche l’aggravante del metodo mafioso. Una tesi condivisa dal gip che, in sede di emissione dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita lo scorso aprile, ha rilevato che «non vi è dubbio che al di là del fine estorsivo di volta in volta perseguito» le vittime hanno saputo interpretare il messaggio celato dietro il posizionamento delle bottiglie esplosive «riferendolo, anche allorquando hanno avuto dei sospetti sugli autori materiali, a un contesto di tipo associativo, atteso che la zona a sud della città, e in particolare del quartiere marinaro, è sottoposta storicamente al giogo del sottogruppo mafioso degli zingari e, più di recente, dal sodalizio ’ndranghetistico dei Grande Aracri (la cosca di Cutro, ndr) che ha perpetrato una serie di episodi estorsivi proprio a Catanzaro Lido».
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