Tutto avveniva alla luce del sole, o quasi. I summit per l’importo di ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America si tenevano in città, nel salotto di un’abitazione del centro di Vibo Valentia. Dove a fare gli onori di casa e intrattenere gli ospiti c’era una donna di origine ucraina Oksana Verman, 41 anni, compagna di Salvatore Pititto di San Giovanni di Mileto, cugino di Pasquale Pititto, già condannato all’ergastolo per l’omicidio di Pietro Cosimo, boss dei gaglianesi di Catanzaro, dal 15 marzo 2003 agli arresti domiciliari perché affetto da tetraplegia.
A svelare alcuni retroscena relativi alle trattative con i narcos colombiani e altri trafficanti di cocaina e meglio delineare il gruppo di Mileto, è stata proprio lei, Oksana Verman (oggi collaboratrice di giustizia).
I suoi verbali sono ancora coperti dal segreto per motivi di indagini, ma da quanto emerge nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di 68 indagati firmata dal Gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Procura antimafia, Pasquale Pititto dalla sua sedia a rotelle era capace di tenere saldamente in mano le fila di tutto il traffico internazionale al punto che gli inquirenti lo indicano al vertice della cosca Pititto-Prostamo-Iannello.
L’anello di congiunzione con le altre ’ndrine presenti nel vibonese e in particolare con i Fiarè di San Gregorio ed il gruppo di San Calogero era rappresentato da Salvatore Pititto. «Sì, Salvatore Pititto – ha raccontato recentemente la donna agli investigatori – fa parte della ’ndrangheta e particolarmente della famiglia di ’ndrangheta che fa capo a suo cugino Pasquale Pititto; so che facevano riunioni per la loro organizzazione e partecipavano pure Domenico e Rocco Iannello; facevano queste riunioni a casa di Pasquale...» che era agli arresti domiciliari.
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