Vibo Valentia
Un verdetto che ha fatto scalpore e che indigna quanti giorno per giorno sono impegnati nella formazione delle coscienze antimafia. A prendere posizione contro la sentenza assolutoria della cosca Mancuso nel processo Black money è Adriana Musella, presidente nazionale del coordinamento Riferimenti che chiede «un’ispezione ministeriale urgente al Tribunale di Vibo Valentia» per avere «cancellato» l’accusa di associazione mafiosa nei confronti della potente cosca della ’ndrangheta e disposta l’immediata scarcerazione di boss e gregari.
Il coordinamento di Riferimenti «esprime piena solidarietà alla pm Marisa Manzini, pubblica accusa nel processo contro la cosca Mancuso e rileva come sia «inutile chiedersi poi, come abbia fatto la’ndrangheta calabrese a conquistare tanta forza e potenza».
Riferimenti pertanto prende atto che «per i giudici del Tribunale di Vibo Valentia i Mancuso “non sono mafiosi”. Per chi non fosse bene informato – spiega in una nota – trattasi della più potente cosca della ’ndrangheta». Denuncia, pertanto «con forza la situazione pericolosissima in cui versano, per alcuni aspetti, i tribunali calabresi dove talvolta si assiste all’assurdo di vedere persone perbene sotto inchiesta e gli ’ndranghetisti assolti. Purtroppo non tutti i magistrati sono uguali e spesso si è ostaggio di meccanismi artificiosi e subdoli».
Il verdetto
Il dispositivo della sentenza è stato letto in Aula venerdì scorso dopo una camera di consiglio andata avanti nove giorni. Il collegio giudicante ha assolto 12 imputati e condannato nove persone, cancellando l’accusa di associazione mafiosa e disponendo l’immediata libertà per le figure apicali della potente cosca. Antonio Mancuso, che si trovava in regime di 41 bis nel carcere di Opera (Milano), è potuto tornare tranquillamente a casa come tutti gli altri imputati fino a quel momento detenuti. Il verdetto ha colto di sorpresa persino gli avvocati della difesa.