Le persone arrestate oggi sono Vincenzo Giampà (49), "il Camacio"; Roberto Castaldo (27); Gregorio Scalise (25); Giuseppe Paone (23); Pasquale Mercuri (28); Francesca Allegro (32); Francesco Morello (32); Marco Francesco De Vito (43); Danilo Cappello (28), detto "Kirbi", ai domiciliari; Andrea Mancuso (25); Vincenzo Vigliaturo (26).
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Le indagini, condotte, con il concorso dello Sco, dalla Squadra mobile di Catanzaro e dal Commissariato di Lamezia e coordinate dal procuratore aggiunto della Dda Giovanni Bombardieri e del pm Elio Romano, con la supervisione del procuratore Nicola Gratteri, hanno permesso di accertare l'organizzazione da parte dello storico boss Vincenzo Bonaddio (58), postosi a capo di una frangia della cosca Giampà con l'apporto di Vincenzo Tino Giampà detto "Camacio", di un gruppo di soggetti considerati "Nuove Leve" della stessa cosca. Alcuni degli arrestati sono accusati di avere fatto esplodere un ordigno ad alto potenziale nei pressi del cancello d'ingresso della villa dell'imprenditore Vincenzo Perri con l'intento di costringerlo a dare 100 mila euro al capostipite della famiglia Arcieri, fidelizzata ai Giampà. Gli investigatori hanno anche individuato il ruolo di Domenico Giamà (38), detto "Buccacciello", ora collaboratore di giustizia, quale rappresentante esterno della cosca dopo il pentimento di Giuseppe Giampà, così da essere considerato come referente del clan rispetto a tutte le altre famiglie di 'ndrangheta calabresi. Diversi arrestati sono parenti con gli esponenti della 'ndrina già in carcere. Tra loro, secondo gli investigatori, spicca la figura di Francesca Allegro (32), moglie di Giuseppe Chirico (35) detto "u batteru", considerato elemento di spicco della cosca, detenuto per l'espiazione di una pena definitiva, alla quale viene contestato di aver svolto il ruolo di vettore delle indicazioni e delle direttive impartitele dal marito durante i colloqui in carcere verso gli associati in libertà.