Ricostruzioni nettamente discordanti sulla scena cruciale dell’incidente ferroviario di Soverato in cui ha perso la vita Leandro Celia tredicenne originario del centro catanzarese di Petrizzi. Nel giorno dopo la tragedia, le prime versioni emerse nelle indiscrezioni di voci accreditate a commentare l’accaduto si contrappongono anacronistiche a quelle ufficialmente comunicate dalla Polfer di Catanzaro, titolare delle indagini avviate in supporto con i carabinieri della compagnia di Soverato.
Che l’incidente sia stato causato dalla scelta incosciente di dirigersi verso le rotaie sembrano essere tutti concordi che questa scelta sia stata concepita per realizzare un selfie no. Dando voce ai responsabili della polizia ferroviaria di Catanzaro, organo tecnico per realizzare indagini in ambito ferroviario, i tre ragazzini si sarebbero trovati a passeggiare sui binari per raggiungere da Montepaone la vicina Soverato. Pare che i tre giovani si trovassero nel centro montepaonese dopo aver raggiunto il locale centro commerciale da cui avrebbero imboccato i binari che costeggiano la trafficata strada provinciale. «Sta ruotando tutto intorno al discorso dei selfie – commentano dalla Polfer di Catanzaro – ma si tratta solo di tre ragazzini che, invece di utilizzare la strada per rientrare a Soverato, hanno utilizzato la ferrovia. Purtroppo si sono trovati sulla travata metallica e non avevano via di fuga, due sono riusciti a scansare il treno, il terzo no». Nella sostanza poco cambierebbe accogliendo una tesi in cui l’impressione è la volontà categorica di smentire la teoria del “selfie estremo” emersa da subito e accettata senza troppe domande dagli stessi coetanei dei due superstiti rintracciati poco dopo l’incidente dai carabinieri di Soverato, dinanzi a cui si sono posti con un atteggiamento collaborativo.
Domande che rimangono invece in sospeso dinanzi la nuova versione che sembra invece essere quella ufficialmente pronta ad essere consegnata al pubblico ministero Domenico Assumma: perché i tre giovani avrebbero dovuto scegliere una passeggiata sulle rotaie di una linea che si presenta come parallela alla strada provinciale che collega Montepaone a Soverato peraltro costeggiata da un marciapiedi? Perché i tre si trovavano all’altezza del ponte ferroviario in cui è stato rinvenuto il corpo del giovane tredicenne piuttosto che percorrere il vicinissimo ponte pedonale? È verosimile che il punto di impatto sia coinciso con quello in cui è stato rinvenuto il cadavere del giovane, considerato l’andatura del treno? A rispondere ai tanti interrogativi potrebbe ora essere la scatola nera del convoglio prelevata dalla Polfer in località “Glauco” dove il treno ha arrestato la sua corsa per poi essere avviato a raggiungere la stazione di Soverato dove sarebbero stati trasbordati i passeggeri su mezzi alternativi per raggiungere la località reggina. Elementi utili alle indagini potrebbero emergere anche dal cellulare di Leandro trovato a poca distanza dal suo corpo nelle cui cartelle potrebbe celarsi la verità. Non si esclude poi che ulteriori tasselli possano essere rimessi in ordine da nuovi interrogatori dei due coetanei che per ultimi hanno visto Leandro in vita e che dopo l’incidente si sono rincasati a Soverato senza raccontare nulla dell’accaduto fino a quando i carabinieri non hanno bussato alla loro porta. Intanto, il pubblico ministero ha disposto l’autopsia sul cadavere di Leo al momento custodito all’interno del reparto di medicina legale dell’Università di Catanzaro in attesa dei funeraliche dovrebbero essere celebrati domenica quando a Petrizzi sarà lutto cittadino. Per ricordare il giovane, i compagni di classe hanno deposto sul suo banco dei fiori bianchi.