In attesa dei risultati di laboratorio, da cui gli inquirenti sembrano certi di poter dare la svolta risolutiva alle indagini sul brutale omicidio di Antonella Lettieri, gli investigatori non se ne stanno certo con le mani in mano. Nella serata di lunedì, i carabinieri della compagnia di Cirò Marina, diretti dal capitano Alessandro Epifanio e coordinati dal comandante provinciale, il colonnello Salvatore Gagliano, sono tornati, ancora una volta, nella manciata di case comprese tra via Cilea, via Donizzetti, via Vivaldi e via dei Musicisti. I militari hanno bussato alla porta di un vicino di casa della donna uccisa, un cinquantenne con l’hobby della caccia, e gli hanno formalizzato un provvedimento di sequestro preventivo del piccolo arsenale di armi custodito in casa; dall’abitazione del vicino sono stati portati via dai carabinieri sette fucili e sei pistole, tutti funzionanti ma regolarmente detenuti. L’uomo, insieme alla moglie, risulta da giorni sottoposto ad indagine «per consentire – precisano gli investigatori – di procedere con le perquisizioni e raccogliere tutto il materiale ritenuto utile per le indagini»; con la coppia di vicini, in questi giorni, sono stati sentiti come persone informate sui fatti anche un loro figlio di 26 anni e diversi altri conoscenti, parenti e amici della sfortunata commessa trovata cadavere sei giorni fa nella sua abitazione al civico 11 di via Cilea. Il sequestro delle armi, che ha acquistato validità con la ratifica del provvedimento da parte del prefetto di Crotone, è stato eseguito a scopo cautelare, e rientra nella prassi – mettono in evidenzia negli ambienti investigativi – ogni volta che un soggetto si trovi coinvolto, anche come semplice indagato, in un caso di omicidio. Un delitto oltremodo efferato, tanto da aver prodotto un grande impatto emotivo nella collettività; a colpire la crudeltà con la quale l’assassino o più assassini si sono accaniti su una donna sola e completamente indifesa. Una brutalità che ha scosso la comunità cirotana e non solo; quella che ha fatto dire ai familiari di Antonella in una lettera aperta di ringraziamento per il grande impegno profuso dalle forze dell’ordine e gli inquirenti nella ricerca della verità - scritta per il tramite del loro legale, l’avv. Mariano Salerno - «c’è bisogno di giustizia, per cancellare un gesto così barbaro e spregevole, che, si spera, dal profondo del cuore, venga punito con altrettanta fermezza, come tutti domenica sera, a Cirò Marina, hanno chiesto nella grande fiaccolata per Antonella». Antonella, che nel rione tanti ancora chiamavano “la gemellina”, aveva compiuto 42 anni, il 7 marzo; il giorno prima di essere uccisa con una ferocia inaudita. Il suo corpo martoriato da 12 fendenti e 20 colpi al capo ed al viso è stato trovato in una pozza di sangue sul pavimento all’ingresso della casa di famiglia, verso le 8 di giovedì scorso. La sorella gemella e il cognato, che Antonella aiutava nel loro minimarket, poco distante, si erano preoccupati non vedendola arrivare, come al solito alle 7 di quella mattina; la sera prima, l’avevano salutata alla chiusura del negozio; e lei, in pochi minuti, era rientrata a casa dove viveva da sola dopo la morte dei genitori. Cosa sia accaduto dopo è un mistero che le indagini dei carabinieri, supportati dai Ris di Messina e coordinati dal sostituto procuratore, Alfonso Manca, cercano di svelare.