CIRÒ MARINA
Dopo aver setacciato per giorni la Pineta di Punta Alice, alla ricerche dell’arma con la quale è stata uccisa Antonella Lettieri, ieri i carabinieri della Compagnia di Cirò Marina e dello Squadrone eliportato cacciatori “Calabria” hanno battuto i vigneti a nord di Cirò Marina; lungo il cammino che potrebbe aver seguito dopo ave commesso il delitto, il presunto omicida. E tra i filari delle vigne i baschi rossi dei “Cacciatori” hanno rinvenuto una trapunta macchiata di sangue: che sarà sottoposta ad esame per accertare se il sangue sulla coperta è quello della povera commessa 42enne del cui omicidio è accusato il suo vicino di casa e amico, il 50enne Salvatore Fuscaldo. Che dal carcere dove si trova da giovedì sera continua a protestare la sua innocenza mentre dalle 30 pagine dell’ordinanza del gip Michele Ciociola che ha convalidato il fermo per come chiesto dal sostituto procuratore Alessandro Manca, e dai verbali dei Carabinieri, trapelano altri particolari d’indagine che sembrano remare contro il sospettato. Sul luogo del delitto, nell’abitazione di Antonella in via Cilea, durante i rilievi, i carabinieri della Compagnia di Cirò Marina diretta dal capitano Alessandro Epifanio e gli uomini del Reparto investigativo scientifico di Crotone, coordinati dal colonnello Salvatore Gagliano hanno rinvenuto sotto il corpo della commessa un portachiavi . Mentre il mazzo di chiavi di Antonella non si trova, il portachiavi che era sotto il cadavere reca il simbolo di un’associazione di cacciatori: identico all’adesivo esposto sul parabrezza anteriore dell’Alfa 156 di Fuscaldo. L’operaio agricolo, ha infatti, la passione per la caccia e le armi - tanto che qualche giorno prima del fermo, a fini cautelari, i carabinieri hanno proceduto al sequestro preventivo dei sette fucili e del sei pistole che custodiva in casa. Al gancio del portachiavi era attaccata una sola chiave che apre la porta posteriore dell’abitazione di Via Cilea; da quell’entrata, trovata aperta dagli investigatori, si presume, sia fuggito l’assassino che, come sembrano confermare i tanti elementi in esame, malgrado un maldestro tentativo di far pensare ad una rapina finita male, avrebbe disseminato il luogo del delitto di indizi.
Tutto lascia credere che quel portachiavi fosse di Fuscaldo; ma potrebbe averne fatto dono all’amica anche se parenti e amici della vittima hanno negato che appartenesse alla giovane uccisa. Il fatto che l’omicida sia entrato in casa con una copia spiegherebbe la mancanza di particolari segni effrazioni rilevati dai carabinieri sulle porte e le finestre dell’abitazione in cui la sera dell’8 marzo, si è consumato il delitto.