Il comune non cambia denominazione. Ricadi era e Ricadi resta. Probabilmente sarà così per sempre o, quanto meno, per tanti anni ancora. Alla resa dei conti, a determinare tutto sono stati il capoluogo e Santa Domenica. Il risultato finale parla chiaro: 1084 “no” e 1001 “si”. Il “no” ha, infatti, avuto inaspettatamente la meglio.
A conclusione dello spoglio, i cittadini che si sono pronunciati per il cambio di denominazione sono stati 2.104. Considerato che praticamente nessuno dei circa mille iscritti all’Aire è rientrato a casa per il voto e che la stessa cosa hanno fatto gli studenti universitari e i fuori regione per motivi di lavoro, la partecipazione è stata notevole. Segno che dopo un avvio tranquillo, il confronto si è andato via via scaldando sino ad arrivare alle fiamme alte degli ultimi giorni. Il dialogo, evidentemente, non era facile forse perché, alla fine, nel pentolone ribollente, ci sono finiti non solo le motivazioni ufficiali delle due posizioni in campo, ma anche altri elementi che poco avevano a che fare con la campagna referendaria.
La sensazione è che lo scontro sia stato politicizzato oltre ogni limite e che la stessa amministrazione comunale guidata da Giulia Russo, pur dichiarandosi inizialmente lontana dal fronte, abbia finito col giocare un ruolo attivo anche se non vincente. Il risultato è che, a bocce ferme, ha vinto il coordinamento del “no”, ma, per il resto, potrebbero aver perso un po' tutti. Chi ha votato, chi non ha votato, chi è stato alla finestra a guardare non trovando il coraggio di una scelta.
Ci vorrà tutto il bel tempo della primavera per sedare le animosità e riportare tutto alla normalità. Sconfitta amara anche per il consigliere regionale Michele Mirabello (Pd) che alla sua proposta di legge ha fermamente creduto sin dal primo momento. E tutto sembrava muoversi in direzione del cambiamento di denominazione. Nelle ultime battute della campagna referendaria i fautori del “no” hanno, però, decisamente preso quota. Anche se si sono svegliati troppo tardi, hanno recuperato terreno alla grande legando la loro posizione alla difesa di storia, tradizioni e identità della popolazione e aggiungendo che le priorità da affrontare erano altre. I fatti hanno dato loro ragione.
L’incertezza comunque è regnata sovrana sino all’ultimo momento. Alle 19 erano stati già oltre 1700 gli elettori entrati cabina. Alla chiusura sono stati 2.104. Subito dopo è cominciato lo spoglio. Un’operazione semplice e veloce che presidenti e scrutatori hanno affrontato in scioltezza arrivando a contabilizzare i risultati in poco più di due ore.
I primi dati ad affluire sono stati quelli della sezione numero due di Brivadi (193 sì e 77 no) e della quattro di Ciaramiti dove in cabina sono entrati 54 sostenitori del sì e 37 del no. Poi, sono arrivati i dati di Santa Domenica con la quinta sezione (173 sì e 220 no) e quelli della sesta (130 si e 220 no). L’attenzione s’è concentrata proprio qui. Si aspettava un risultato equilibrato ma, alla fine, così non è stato. Lo schieramento del no è prevalso per 137 voti in più. Il dato ha un po' sorpreso. Santa Domenica è la “patria” del sindaco Giulia Russo ed era quindi naturale aspettarsi un’incidenza marcata sulle scelte dei compaesani. Così non è stato. Il fronte del “no” ha avuto nettamente la meglio nella sezione del capoluogo dove i sì sono stati 118 ed i no 406. In pratica, i residenti si sono schierati quasi compatti a difesa di identità, storia e tradizioni, chiudendo la porta ad una proposta di cambiamento che, tutto sommato, non sembrava destinata a sconvolgere la vita del territorio. I favorevoli al cambio di denominazione hanno prevalso a San Nicolò con 333 sì contro 124 no.