Alla visita medica o al porto per imbarcarsi su uno yacht di lusso si va con l’auto di Calabria Verde, tutto a spese dell’ente in house della Regione. E quando bisogna cambiare le gomme di due macchine private? Nessun problema, otto pneumatici si prendono dal deposito di Calabria Verde. E i tre giorni di vacanza a Roma? Ancora no problem, si fa in modo che le spese per i familiari risultino sempre a carico dell’ente. Ma non è tutto: quando urgono lavori di manutenzione nelle case dei dirigenti, in città o al mare, si chiamano i dipendenti di Calabria Verde e, in orario di lavoro, si dirottano per soddisfare esigenze prettamente personali.
Si aggiungono nuovi capitoli al libro delle “spese pazze” a Calabria Verde. A mettere nuova carne al fuoco è sempre la Procura della Repubblica di Catanzaro, che dopo aver scoperchiato il calderone con le misure cautelari nei mesi scorsi adesso affonda il colpo con la conclusione delle indagini preliminari. Negli avvisi compaiono nuove ipotesi di reato, tutte basate sul presunto scialacquamento di risorse pubbliche. Lo scorso settembre le contestazioni riguardavano l’asserita distrazione di fondi europei che sarebbero dovuti servire per l’acquisto di mezzi antincendio boschivi, per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua e per i rischi di frane in Calabria, utilizzati invece per scopi diversi come il pagamento di stipendi e di straordinari al personale. Gli inquirenti avevano inoltre ipotizzato che risorse e operai di Calabria Verde fossero stati impiegati per ristrutturare l’abitazione privata, ad Amantea, del direttore generale Paolo Furgiuele. E ancora che fosse stato conferito un incarico all’agrotecnico Gennarino Magnone in assenza dei requisiti previsti. Tutte ipotesi concretizzate nelle contestazioni formali - a vario titolo - di abuso d’ufficio, minaccia a pubblico ufficiale, peculato e falsità ideologica nei confronti dei già citati Furgiule e Magnone, oltre che del dirigente del settore 3 di Calabria Verde Alfredo Allevato, del responsabile dell’economato Marco Mellace e del dirigente Antonio Errigo, oggi commissario del parco regionale delle Serre.
Adesso, nella conclusione indagini si aggiunge il nome del dipendente Emanuele Ciciarello. E spuntano sei nuovi capi d’accusa, messi in fila dal procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Giovanni Bombardieri e dal sostituto Alessandro Prontera. Innanzitutto anche Allevato avrebbe utilizzato gli operai della società per alcuni lavori sia nella sua abitazione di Cosenza che nella residenza estiva sulla costa tirrenica ad Acquappesa-Cetraro Marina; si sarebbe andati dall’installazione dell’impianto d’illuminazione a quello di cimatizzazione, dalla manutenzione del verde esterno a quella dell’irrigazione, dai lavori nelle serrature delle porte all’installazione della parabola per la tivù satellitare, passando per la sistemazione dell’allarme. Quanto basta, insomma, per una contestazione di abuso d’ufficio. Pendono altre due nuove ipotesi di peculato, invece, sul capo di Furgiuele: secondo la Procura ha portato la compagna ad una visita medica da Amantea a Napoli sull’auto (con tanto di conducente) di Calabria Verde e, per due volte, prelevato il proprio nucleo familiare e quello di un soggetto estraneo alla società al porto di Santa Maria di Leuca, in Puglia, dov’era ormeggiata un’imbarcazione di questa terza persona; il tutto, tra settembre 2014 e dicembre 2015, per una spesa complessiva a carico di Calabria Verde che supera 2mila euro, aggravata dal fatto che nel viaggio del 20 gennaio 2015 l’auto ha beccato ben due multe (706,72 euro) per aver superato il limite di velocità sull’A3 Salerno-Reggio...
Sempre legate alle auto le altre due nuove contestazioni a carico di Furgiuele e Mellace: il primo si sarebbe appropriato di quattro gomme “Pirelli” di Calabria Verde, fatte installare sull'auto della figlia (costo 494,10 euro); il secondo di quattro pneumatici “Hankook” sempre della società regionale montati sulla propria auto (410,90 euro).
Dulcis in fundo - come contestato a Furgiuele, Allevato, Mellace e Ciciarello - a spese della società sarebbero stati anche i pernottamenti a Roma delle famiglie giunte nella capitale per assistere alla cerimonia della donazione dell’albero di Natale al Papa dal 18 al 21 dicembre 2014. Il costo? In tutto 1.304,66 euro, di cui 938,66 riferibili a tutti e quattro e 366 al solo Allevato. Come avrebbero pensato di riversare le somme sulle spalle della società? Semplice: secondo l’accusa, sarebbero state caricate spese in realtà mai sostenute da un gruppo di operai in trasferta a Roma e da altri due che addirittura nella capitale, in quell’occasione, non ci sarebbero neanche andati.