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Una morte che invoca giustizia

Una morte che invoca giustizia

Nessuna novità sull’omicidio di Francesco Prestia Lamberti, che avrebbe compiuto 16 anni a luglio ma che è stato ucciso con due colpi di pistola. Sicuramente gli investigatori che stanno lavorando senza risparmio – al di là di quanto affermato dal quindicenne che si è autoaccusato del delitto – hanno già in mano più di un elemento sull’intera vicenda (informative sarebbero al vaglio della Procura) ma in merito non si lasciano scappare nulla. Il loro silenzio è assoluto.

Ma nonostante il riserbo a Mileto, una cittadina ancora disorientata e incredula, a nessuno sfugge che questa storia di sangue innocente puzza a distanza di menzogne e di mezze parole, in primis sul luogo in cui il giovane studente è stato assassinato e poi anche riguardo ad eventuali complicità, di cui nell’ex capitale normanna si sussurra con sempre maggiore insistenza.

L’invito di Marina sorella della vittima, rivolto soprattutto agli amici di Fancesco «di mettersi la mano sulla coscienza e di dire tutto quello che sanno» non è stato uno sfogo buttato lì per caso in un momento di rabbia e di sconforto, ma un messaggio coraggioso, chiaro e diretto che si spera riesca ad infrangere il muro del silenzio e aiutare gli investigatori a far quadrare il cerchio affinchè la vera verità venga fuori nella sua interezza.

Ben vengano, come è successo nei giorni scorsi, le fiaccolate e le dichiarazioni di solidarietà alla famiglia. Ben vengano anche i messaggi di condanna e di affetto sulla pagine facebook di Francesco Prestia Lamberti da ogni contrada della Calabria e da ogni parte del mondo. Ma adesso è soprattutto necessario dare corso alla concretezza delle azioni liberandosi della paura per favorire fino in fondo il corso della giustizia. La comunità di Mileto deve saper uscire da questa gabbia e ritrovare la serenità perduta.

Intanto, la città continua ad interrogarsi e a riflettere su quanto accaduto. «Ad una settimana dalla tragedia della morte di Francesco – afferma il rettore del seminario vescovile don Francesco Sicari – per mano di un suo amico, una tragedia che ha tremendamente provato la coscienza e il cuore di tutta la comunità miletese, è ora di reagire. Il serio pericolo – avverte il sacerdote – è di fare l’abitudine all’insignificanza che ci circonda e ci visita. L’indignazione corale deve manifestarsi in un impegno concreto perché sia fatta giustizia. E questo sarà possibile se si vincerà la coltre di quella paura che tutti attanaglia e che impedisce ad uscire fuori da quel guscio impenetrabile fatto di silenzi, di segreti da custodire, di atteggiamento rassegnato che tanto le cose non cambiano. Inoltre – prosegue do Sicari – incominciamo ad assumerci tutti le responsabilità di ciò che è successo e domandiamoci: noi adulti, genitori, insegnanti, educatori, possiamo stare sereni? Abbiamo fatto il nostro dovere? Abbiamo aiutato questi ragazzi a gestire le passioni e i conflitti che a quest’età accadono normalmente? Cosa consigliamo di fare di fronte a qualche offesa ricevuta?».

È stata celebrata ieri sera nella chiesa della Badia una messa in suffragio di Francesco Prestia Lamberti ad una settimana esatta dalla sua tragica fine. Alle celebrazione, presieduta da mons. Gaetano Currà, hanno partecipato i familiari e tantissimi cittadini. Nel corso dell’omelia mons. Currà ha detto che «il nostro cuore è lacerato» per questa tragedia ed ha invitato i giovani a «lottare contro la potenza distruttiva del male». (v.v)

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