Indagini ancora aperte. I carabinieri non mollano la preda fino a quando non saranno chiariti tutti i punti oscuri della vicenda. Il tentato omicidio verificatosi domenica in via Angelo Savelli, nel rione Affaccio, presenta ancora molti aspetti che non convincono. Le confessioni del ragazzo sedicenne, che presentatosi in caserma ha confessato di avere sparato contro il padre, Massimo Ripepi, 41 anni, rimasto fortunatamente illeso, presenterebbe degli aspetti piuttosto nebulosi.
Il primo vero nodo da sciogliere è quello dell’arma. I carabinieri hanno accertato che il ragazzo quel pomeriggio ha sparato con una pistola di piccolo calibro (6,35) che ancora non si trova e tantomeno è chiaro come il ragazzo ne sia venuto in possesso. Una identica pistola la sera di lunedì 29 maggio ha sparato e ucciso un quindicenne a Mileto. Una circostanza che al momento appare solo una pura coincidenza ma che i carabinieri potrebbero pure arrivare a valutare procedendo ad effettuare tutte le verifiche del caso. Ci sono delle similitudini su quanto avvenuto a Mileto e successivamente nel quartiere Affaccio. In entrambi i casi a sparare sono state pistole del medesimo calibro e per giunta maneggiate da ragazzi tra i quindici ed i sedici anni. Una pura coincidenza? A dare la risposta non potranno che essere le verifiche da parte degli investigatori. In tal senso gli organi inquirenti aspettano ulteriori elementi chiarificatori che potranno arrivare già nei prossimi giorni. Al momento i due episodi appaiono distinti e separati. L’unico elemento di congiunzione è legato alla pistola dello stesso calibro che purtroppo non si trova né a Mileto e tantomeno a Vibo nel quartiere Affaccio.
Sul tentato omicidio di Massimo Ripepi le indagini vengono svolte dai magistrati presso la procura per i minori di Catanzaro, essendo finito al centro delle indagini il figlio dello stesso Ripepi che lunedì scorso, accompagnato dal suo avvocato di fiducia, s’è presentato in caserma per raccontare di avere sparato ma non per uccidere bensì solo per dare una lezione al padre perché lo maltrattava. Una circostanza che, tuttavia, necessità di ulteriori riscontri e per questo motivo i carabinieri stanno ancora valutando nei minimi particolari tutto il racconto del giovane finito sul tavolo degli organi inquirenti.
Altri elementi al vaglio dei militari riguardano alcune testimonianze raccolte nella zona dove è avvenuto il tentato omicidio. Così come sembra che i carabinieri siano entrati in possesso di un filmato estratto dalle telecamere di un esercizio commerciale della zona. Al termine del lavoro investigativo un altro rapporto finirà per essere inoltrato all’autorità giudiziaria che dovrà arrivare a tirare le somme di questa assurda vicenda che solo per un caso fortuito non si è tramutata in una tragedia. Massimo Ripepi è riuscito a schivare i proiettili sparati dal figlio solo per miracolo.