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Sabato 23 Novembre 2024

Il dramma dei risparmiatori truffati da Torchia

Il dramma dei risparmiatori truffati da Torchia

Arrabbiati, delusi, amareggiati. Tutti gli aggettivi del nostro vocabolario non bastano ad esprimere i sentimenti dei “truffati della Fideuram”, ovvero dei tanti contribuenti della banca che hanno visto volatilizzarsi i loro risparmi di tutta una vita e che ieri mattina hanno dato vita ad una manifestazione di protesta davanti alla sede della banca, in via Loriedo. Un agguerrito gruppo di persone sul piede di guerra perché, dopo essere state truffate, hanno ricevuto la proposta della banca di un rimborso pari al 50 per cento del capitale versato.

I risparmiatori non ci stanno, il loro coro è unanime: «Vogliamo i nostri soldi e li vogliamo tutti. Abbiamo risparmiato tutta la vita e abbiamo visto sparire centinaia e centinaia di migliaia di euro. Siamo rimasti senza niente». La vicenda della truffa Fideuram è scoppiata qualche mese fa, del caso si occupa la guardia di finanza ed ha aperto un fascicolo di indagine la Procura lametina. Primo iscritto nel registro degli indagati è il promotore finanziario Vincenzo Torchia che gestiva i soldi degli investitori lametini, ora decisi a dare battaglia per rivendicare i propri diritti e, soprattutto, per riottenere i propri sudati risparmi. «Abbiamo depositato il nostro denaro in banca con la convinzione di metterlo al sicuro e con tutte le dovute garanzie – hanno ribadito i risparmiatori che ieri hanno protestato - per anni noi correntisti ci siamo fidati ciecamente di Torchia, ma - hanno incalzato i cittadini truffati – alla luce di quanto accaduto ci chiediamo come sia stato possibile che nessun funzionario della banca si sia accorto di nulla, dei raggiri fatti dal promotore finanziario che ha prodotto dei prospetti riepilogativi falsi facendo sparire gli utili».

Nel registro degli indagati sono finiti anche Gianluca Condina di Lamezia Terme, cognato di Torchia e l’ex collega Santo Adamo di Decollatura, accusati a vario titolo di truffa aggravata e autoriciclaggio. I risparmiatori non demordono e sono decisi a portare avanti la loro lotta, tanto che hanno anche deciso di costituire un comitato. «Mi ha rubato 105mila euro – ha urlato una signora anziana ieri mattina durante la protesta – ho impiegato vent’anni per metterli insieme, Torchia mi aveva promesso che li avrebbe fatti fruttare». «Protestiamo – ha sentenziato un atro truffato del gruppo – perché non vogliamo elemosine. Rivogliamo i nostri soldi che sono il sudore della nostra fronte, non ci faranno certo tacere con qualche contentino. Io ho perso 45 mila euro che Torchia avrebbe dovuto investire in obbligazioni». E ancora un’altra testimonianza: «Mio padre ha affidato a Torchia tutto ciò che aveva ed ora non ha più nulla. Mio padre è malato di tumore e non ha il denaro sufficiente per potersi curare. Se dovesse venire a mancare non abbiamo nemmeno i soldi per il funerale, nonostante abbiamo risparmiato tutta la vita per avere un gruzzoletto da parte».

Le indagini sulla “truffa Fideuram” hanno accertato che il denaro dei risparmiatori veniva veicolato utilizzando numerose carte di credito prepagate e operazioni di home banking. Sembra, inoltre, che una parte di denaro sia stata anche dirottata su conti esteri, in Paesi con fiscalità agevolata. In tutto sarebbero stati movimentati circa 3 milioni di euro; ai risparmiatori, ignari delle manovre occulte di cui i loro soldi erano oggetto, venivano rese di volta in volta false rendicontazioni. Ciò fino a quando qualcuno degli investitori non si è accorto degli ammanchi, facendo scattare le denunce e le indagini dei finanzieri e dei magistrati della Procura. (m.s.)

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