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Mileto violenta, fiamme nell'ex palazzo arcivescovile

Mileto violenta, fiamme nell'ex palazzo arcivescovile

La cittadina normanna continua a essere teatro di intimidazioni di ogni genere. Una scia di episodi delittuosi senza precedenti che inquieta e fa venire i brividi. Nell’ennesima nottata movimentata è stato preso di mira l’ex Palazzo vescovile, realizzato dai Borboni nei primi anni del 1800 e oggi di proprietà di un privato. Le fiamme sono state appiccate da persone al momento sconosciute al portone d’ingresso e alla staccionata in legno che funge da recinzione al palazzo e si sono poi estese all’interno della struttura, nonché alle erbacce che sorgono intorno.

Da sottolineare che il fabbricato, da tempo fatiscente e abbandonato al suo destino, risulta pericolante ed è oggetto di un’ordinanza comunale per la sua messa in sicurezza.

Scattato l’allarme, poco prima delle 3, sul posto sono intervenuti in piena notte i Vigili del fuoco del comando provinciale di Vibo Valentia e i Carabinieri della locale stazione, guidati dal maresciallo Alessandro Demuru, che hanno sin da subito avviato le indagini per fare luce sull’incendio di origine dolosa.

Un episodio delittuoso, quello consumato l’altro notte nel cuore di Mileto, che fa sorgere più di un sospetto e più di un interrogativo che portano al delitto del giovane Francesco Prestia Lamberti. Il rudere dell’ex palazzo vescovile è, infatti, adiacente a largo Naccari, nei pressi della Villa comunale, ovvero nello stesso luogo dove nei giorni scorsi i Carabinieri – dopo aver raccolto la segnalazione di alcuni spari uditi la sera dell’omicidio – avrebbero rinvenuto dei bossoli dello stesso calibro della pistola, una 6.35, utilizzata per uccidere il capitano della locale squadra di calcio degli allievi, voluto bene da tutti, che il prossimo mese di luglio avrebbe compiuto 16 anni.

Un delitto terribile sulle cui modalità, il luogo ed eventuali altri coinvolgimenti, oltre al ragazzo che si è autoaccusato, permangono diverse ombre. Uno dei sospetti più inquietanti è che Francesco non sia stato ucciso in località Vindacitu, dove è stato fatto poi ritrovare, ma altrove e che solo successivamente sia stato trasportato in quella zona dove guarda caso non sarebbero stati rinvenuti né bossoli né macchie di sangue.

Al momento tra l’omicidio Prestia e l’incendio doloso dell’altra notte non esiste alcun tipo di collegamento, ma è chiaro che nulla si può escludere. Altra possibile ipotesi è che si sia trattato di un atto vandalico a opera delle stesse persone che, durante la stessa nottata, hanno imbrattato di disegni osceni, con una bomboletta spray di colore rosso, i muri dello stabile della villa comunale che ospita, tra l’altro, gli uffici comunali del settore tributi e la sede della Pro loco. Disegni, poi, cancellati ieri stesso dagli operai del Comune.

In serata il vescovo, monsignor Luigi Renzo, alla processione del Corpus Domini ha rilanciato, facendolo suo, l’appello della sorella di Francesco: «Chi sa, parli».

La scia

Una primavera di sangue e di fuoco

29 maggio: Con due colpi di pistola calibro 6.35, di cui uno alla nuca, viene ucciso da un coetaneo Francesco Prestia Lamberti, 15 anni. Il suo corpo viene ritrovato in aperta campagna, in località Vindacito, al rione Calabrò, ma le indagini si concentrano anche nei pressi della villa comunale dove la sera dell’omicidio qualcuno ha sentito esplodere alcuni colpi.

1 giugno: due colpi di fucile lanciano un messaggio sinistro a un centro che si occupa dell’accoglienza dei migranti, sito lungo la strada provinciale conosciuta come la Mileto-Dinami. Le fucilate centrano la parete di uno dei balconi.

2 giugno: quindici colpi di pistola sono esplosi contro il cancello del Parco archeologico medievale.

7 giugno: Doppia rapina nel giro di pochi minuti a due distributori di benzina: l’Agip di Mileto e l’Esso della frazione Paravati.

15 giugno: incendio doloso nell’ex palazzo vescovile.

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