In un’estate che si preannuncia molto calda, l’incendio di uno dei tanti fienili che nottetempo vengono carbonizzati dalle fiamme nel Vibonese, poteva anche passare nell’elenco dei roghi ordinari.
Ma qualche notte fa, in località “Pietra San Nicola” di Briatico a essere distrutto da un incendio è stato il casolare, adibito a deposito di fieno e di paglia, di proprietà dell’imprenditore Giuseppe De Masi, 84 anni, originario di Cittanova ma residente a Rizziconi. Imprenditore che è padre di un altro imprenditore, ovvero di Antonino De Masi il quale da moltissimo tempo ha deciso di denunciare le intimidazioni mafiose e le pressioni subite. Un imprenditore-testimone di giustizia che da circa quarant’anni si batte per la legalità, pagando a duro prezzo e sulla sua pelle e quella della sua famiglia questa scelta.
E nel territorio di Briatico i De Masi hanno delle proprietà, su una di queste si trovava il casolare letteralmente carbonizzato, con tutto il suo contenuto, da un incendio sulla cui natura sono attualmente in corso indagini dei carabinieri della Stazione di Briatico e della Compagnia di Vibo Valentia, anche se l’origine dolosa è la pista che viene seguita con maggiore attenzione.
Sul luogo dell’incendio per diverse ore hanno lavorato i vigili del fuoco del Comando provinciale di Vibo, ma poco o nulla hanno potuto fare – anche in considerazione dell’alta infiammabilità dei materiali che si trovavano all’interno del casolare – per arginare l’azione distruttrice del fuoco.
Una vicenda che presenta molti coni d’ombra nel senso che l’incendio potrebbe anche essere stata una ritorsione nei confronti della famiglia De Masi – la cui azienda viene presidiata dall’esercito – o quanto meno potrebbe essere stato un pesante avvertimento. Dubbi che le indagini avviate dai carabinieri potrebbero chiarire. Fatto sta che in località “Pietra San Nicola” di Briatico, come in tante altre zone del Vibonese, a tracciare “nuovi confini” continuano a essere i roghi, nella stragrande maggioranza dei casi di natura dolosa.
Proprio nel territorio di Briatico come da Giuseppe e Antonino De Masi dichiarato nei mesi scorsi – davanti al Tribunale collegiale di Vibo Valentia – nel corso della loro testimonianza al processo Black Money , avrebbero voluto realizzare una grande struttura turistica ma a seguito delle pressioni, o meglio degli “avvicinamenti” subiti, avrebbe ridotto notevolmente il progetto.