Due imputati a giudizio, mentre nei confronti di altri sei – che hanno avanzato richiesta di rito abbreviato – il gup Vincenza Papagno (in applicazione) si è astenuto rinviando l’udienza al prossimo 6 luglio per l’ammissione all’abbreviato e le discussioni.
Nello specifico il giudizio è stato disposto a carico di Mariuccia Franza, 60 anni di Vibo (difesa dall’avvocato Francesco Muzzopappa) e di Antonio Ventrice, 30 anni di Pernocari di Rombiolo (avv. Anna Grillo) le posizioni dei quali, entrambi a piede libero, sono state stralciate. La Franza e Ventrice lo scorso febbraio erano rimasti coinvolti nell’operazione denominata “Calimero” che ha consentito ai carabinieri della Compagnia e del Norm del Comando provinciale e alla Procura di stroncare una rete di spaccio nella città capoluogo. Inchiesta che aveva portato all’emissione di nove ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari. Detenzione ai fini di spaccio il reato contestato sia ai due imputati ieri rinviati a giudizio, sia a: Giuseppe Fortuna, 30 anni (figlio della Franza) – anche lui difeso dall’avv. Muzzopappa – ritenuto dagli inquirenti «a capo dell’efficiente rete di spaccio» di marijuana; Giuseppe Mazzone, 49 anni di Calimera, frazione di San Calogero (avv. Giuseppe De Luca); Francesco Costa, 33 anni, panettiere e allo zio Ezio Mercuri, 53 anni, entrambi di Nicotera ed entrambi assistiti dall’avv. Francesco Capria; Francesco Umberto Ionadi, di 33 anni (avv. Santo Cortese) e Giuseppe Ionadi (fratello di Francesco), difeso dall’avv. Cortese e dall’avv. Salvatore Sorbilli.
Abbraccia un arco piuttosto breve (maggio-luglio 2016) l’attività investigativa dei carabinieri – avviata a seguito della pista emersa nell’ambito delle indagini sull’incendio di un automezzo dell’Ased – ditta che nel periodo oggetto della indagine gestiva il servizio nettezza urbana in città. All’epoca alcune intercettazioni avevano portato i carabinieri sulla pista della marijuana e sulla fitta rete attraverso cui si sarebbe mosso lo smercio delle “canne”. Una sorta di mappa tracciata da Procura e carabinieri attraverso intercettazioni, la visione delle immagini del sistema di video-sorveglianza e i «plurimi» riscontri effettuati. Si è scoperto così che uno dei “cuori” dello spaccio di marijuana si trovava in via De Luca (quartiere Cancello rosso) dove la base sarebbe stata l’abitazione di Giuseppe Fortuna ritenuto la figura principale dell’inchiesta.
Il giovane, infatti, – che avrebbe goduto dell’appoggio e della protezione della madre – avrebbe trasformato la sua casa in una sorta di supermarket del “fumo” e dalla sua base – oltretutto in una via senza uscita quindi controllabile – avrebbe gestito sia il rapporto con le persone ai quali avrebbe ceduto droga per lo spaccio (in tal caso a essere indicati dagli inquirenti i fratelli Ionadi, uno dei quali avrebbe agito anche per proprio conto così come Ventrice), sia con i rifornitori (Mazzone, Costa e Mercuri) sia con i clienti. E il dato allarmante emerso è che a fare uso di marijuana a Vibo Valentia sono soprattutto soggetti definiti «estramemente giovani».
Il 6 in aula
Per tutte le persone raggiunte, lo scorso febbraio, da ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, il pm Benedetta Callea aveva chiesto al gip Gabriella Lupoli il giudizio immediato. Da qui il procedimento iniziato ieri e che proseguirà, con un altro giudice, giovedì prossimo 6 luglio. Udienza durante la quale sono in programma l’ammissione degli imputati all’abbreviato e le discussioni delle difese.