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Omicidio Penna, Bartolotta è irreperibile

Omicidio Penna, Bartolotta è irreperibile

Ufficialmente irreperibile. Da due giorni, infatti, si sarebbe persa ogni traccia di Emilio Antonio Bartolotta, 39 anni di Stefanaconi, condannato in via definitiva alla pena di 24 anni di carcere per l’omicidio di Michele Penna, assicuratore, scomparso dal piccolo centro del Vibonese il 19 ottobre di dieci anni fa e vittima della lupara bianca.

Bartolotta, che attendeva a piede libero la sentenza della Cassazione (che ha confermato la condanna) non avrebbe potuto allontanarsi da Stefanaconi in quanto sottoposto all’obbligo di dimora. Ma da giorni i carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia non riescono a rintracciarlo per la notifica del provvedimento di espiazione pena. Tecnicamente, comunque, non è ancora da considerare latitante.

Al di là di tutto resta ora da accertare se il 39enne si sia allontanato momentaneamente o se la sua assenza sia stata in anticipo pianificata proprio in vista della sentenza della Suprema Corte. Il tempo, o meglio i prossimi giorni daranno risposte precise.

Il pronunciamento della Cassazione – il secondo dopo un primo annullamento con rinvio ad altra sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro – risale a giovedì scorso. Un punto fermo, quello della Suprema Corte, registrato a distanza di circa dieci anni dal delitto, di sette dalla sentenza di primo grado, di cinque da quella di secondo, a tre anni da una prima sentenza della Cassazione che annullava con rinvio e a poco più di un anno dalla sentenza emessa al termine di un nuovo giudizio dalla Corte d’ Assise d’Appello.

Un delitto, quello di Michele Penna, a distanza di tempo ricostruito dagli inquirenti e due condanne definitive: quella a carico di Andrea Foti lavaggista di Stefanaconi (30 anni) a cui si aggiunge oggi quella di Emilio Antonio Bartolotta (24 anni).

Per i giudici il ruolo di Bartolotta nella vicenda è quello di «colui che ha concorso ad assumere la decisione di uccidere Michele Penna determinando e rafforzando il proposito criminoso degli esecutori da lui sollecitati all’esecuzione del delitto».

Per la Corte d’Assise d’Appello, inoltre, il coinvolgimento del Bartolotta «nella vicenda omicidiaria» è «provato ogni oltre ragionevole dubbio».

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