La duplice faccia della ’ndrangheta: una «moderna, fluida, versatile ed in grado di aggiornarsi e cogliere ogni occasione di profitto», l’altra «dal carattere arcaico, fatta di regole, gradi, prassi, formule, giuramenti, santini e sangue, che unisce e rinsalda il sistema». È ancora una volta la Direzione investigativa antimafia a tratteggiare assetti attuali e prospettive della criminalità organizzata. Parla chiaro la relazione sull’ultimo semestre del 2016: «Questa bivalenza, solo apparentemente contraddittoria, ha consolidato il percorso di affermazione e radicamento delle cosche». Che hanno una struttura unitaria «sia sotto il profilo organizzativo che sul piano propriamente decisionale» come sancito dalla sentenza della Cassazione sull’inchiesta Crimine, ma anche «una struttura direttiva segreta» secondo quanto evidenziato dall’operazione “Mamma Santissima”, condotta a luglio 2016 dai Carabinieri a Reggio.
Non è un caso, dunque, se la ‘’ndrangheta prospera grazie a un «connubio tra cosche e professionisti, specie di quelli operanti in settori ad alta redditività - come la grande distribuzione, l’immobiliare e quello turistico-alberghiero - e i forti addentellati con esponenti della pubblica amministrazione», ma continua a mantenere come «principale fonte di finanziamento» il traffico internazionale di stupefacenti e «una pressante azione usuraria ed estorsiva».
Proprio dall’inchiesta “Mamma Santissima” deriva un altro elemento appronfondito dalla Dia, vche ale certamente per Reggio e probabilmente anche per altre realtà calabresi: «Esiste un “comitato d’affari” composto da dirigenti, funzionari pubblic e imprenditori in grado di incidere, nell’interesse della ’ndrangheta, sull’operato della Pubblica amministrazione, pilotando gli appalti».
Dunque «un’organizzazione versatile, opportunista, affarista, oggi proiettata all’accumulazione rapida della ricchezza con operatività diversificate, che, conscia di poter manovrare ingenti capitali ed influenzare le scelte amministrative ha molto attenuato, soprattutto fuori dai territori d’elezione, le tradizionali manifestazioni violente di potere per acquisire il predominio militare del territorio». Una strategia basata essenzialmente sul “coinvolgimento” che «vede partecipi, ancora una volta, le donne con ruoli di spessore».
Tra le tendenze comuni a cosa nostra, alla camorra, alla criminalità organizzata pugliese e, in parte, anche alla ‘ndrangheta non può non rilevarsi, infine, «la spinta in atto, da parte di giovanissime nuove leve, ad affiancarsi, se non addirittura a sostituirsi, alla generazione criminale precedente».
Il business. Droga, l’asseinterregionale
Nel novero degli interessi illeciti, resta i vetta il business della droga. nel quale si consolida, secondo la Dia, un’asse cosa nostra-‘ndrangheta-camorra, «talvolta sotto forma di vere e proprie joint-venture», con «assidue interlocuzioni trasversali tra consorterie di diversa estrazione, spesso con il coinvolgimento di criminali stranieri».
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